Il latte è un alimento fondamentale durante i primi mesi di vita, ma non sempre da adulti si mantiene la capacità di digerirlo. Si stima che quattro persone su dieci soffrano, in forma maggiore o minore, di intolleranza nei confronti di uno degli zuccheri principali presente in questo alimento e in tutti i suoi derivati: il lattosio. Questo fenomeno è causato della mancanza nell’apparato gastrointestinale dell’enzima lattasi, che scinde il lattosio in glucosio e galattosio, normalmente assimilabili dal corpo.
In caso di intolleranza, i sintomi, che compaiono dopo almeno mezz’ora dall’ingestione ed entro le due ore, sono tensione addominale, flatulenza e diarrea, le prime spie per capire se si è soggetti a tale disturbo (da confermare attraverso un’indagine scientifica, non invasiva, quella del Breath Test).
Quali alimenti preferire e quali evitare?
La prima considerazione da fare è che la variabilità individuale nell’ambito delle intolleranze è molto ampia. La quantità di questo zucchero tollerata dal corpo, cioè, varia a seconda delle persone, per cui non è detto si debbano eliminare del tutto gli alimenti che contengono lattosio nella propria dieta, né che anche le quantità minime presenti in molti prodotti confezionati, non necessariamente a base di latte, sia indigesta per tutti. Ognuno, una volta compreso di avere questa intolleranza, dovrà procedere a tentativi, per capire quale sia la soglia che il suo corpo sopporta senza conseguenze.
Fatta questa premessa, bisogna considerare che gli alimenti più ricchi di lattosio sono, a parte il latte, naturalmente, le creme di formaggio, la mozzarella, lo stracchino e tutti i formaggi molli e poco stagionati.
Decisamente ridotta invece la quantità di lattosio nei formaggi a lunga stagionatura, come parmigiano, pecorino e grana, così come nello yogurt, dove la presenza dei batteri provvede a scindere il lattosio in modo autonomo rispetto al nostro organismo.
Esistono però anche alimenti apparentemente innocui che contengono invece il lattosio, come uova o cipolle, anche se si tratta generalmente di tracce.
Più significativa, invece, la quantità di questo zucchero all’interno di molti prodotti industriali, dove è utilizzato sotto forma di latte, siero o caglio. Lo si trova anche in cibi insospettabili: prodotti da forno come pane e biscotti, alimenti per la colazione come i cereali, minestre e zuppe pronte, salse per condimento, sughi, salumi, carne, caramelle o preparati per dolci. L’unico consiglio è quello di leggere sempre con molta attenzione le etichette, per identificare ingredienti e additivi utilizzati.
Non danno invece problemi la maggior parte della frutta e della verdura, lo zucchero semolato, l’aceto, il caffè, le erbe aromatiche e le spezie, pasta e riso, carne e pesce (con l’avvertenza però di cui si diceva prima).
Le alternative
Per venire incontro alle esigenze dei consumatori intolleranti, molte aziende alimentari hanno messo in commercio soprattutto più di recente linee di latticini (quindi latte, formaggi, yogurt, panna e gelati, per citare i principali) senza lattosio. Il gusto non si discosta molto dagli alimenti che contengono questo zucchero, per cui non modificano drasticamente l’alimentazione quotidiana.
Se però la soglia di tolleranza è molto bassa e il disturbo è di origine congenita (si parla di intolleranza primaria, di solito presente fin dalla nascita), bisogna anche fare attenzione ai farmaci, che a volte contengono tracce di lattosio, e provvedere con integratori o assumendo alimenti specifici alla possibile carenza di calcio che eliminare del tutto alimenti con lattosio nella dieta può comportare.
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