Il Lupus Eritemetosus è una malattia autoimmune.
Ciò significa che provoca una disfunzione del sistema immunitario che, invece di proteggere l’organismo da batteri e agenti esterni, aggredisce direttamente il corpo umano.
Il nome “Lupus Eritematosus” è stato dato per la prima volta a questa malattia da Cazeneuve nel 1852, quando, per descrivere l’eruzione cutanea di un suo paziente, la paragonava al morso di un lupo.
È una malattia cronica molto rara, che colpisce almeno 4 organi o tessuti contemporaneamente.
I sintomi più tipici della malattia sono 11: rash cutanei, fotosensibilità, ulcere orali, sierositi, disturbi renali, neurologici, psichiatrici, ematologici, immunologici, artrite, presenza di auto-anticorpi anti-nucleo (ANA).
Quando almeno 4 di essi coesistono in un organismo, la presenza di questa malattia è certa.
Il sintomo più frequente è l’artrite; tutte le articolazioni possono essere colpite, anche vengono attaccate più facilmente le piccole articolazioni, come quelle delle mani, delle caviglie e dei piedi.
Le origini della malattia del Lupus Eritemato non sono ancora del tutto note. Probabilmente, però, essa è causata da un virus o da sostanze tossiche presenti in alcuni tipi di medicinali. Deve essere specificato, comunque, che il semplice contatto con questi microorganismi non determina necessariamente la comparsa della malattia, poiché l’organismo deve essere geneticamente predisposto.
Una cura definitiva ancora non è stata scoperta; per ora la malattia può essere soltanto circoscritta e fatta regredire. Nei casi più lievi l’organismo è sottoposto ad una cura leggera di cortisone, mentre in situazioni più difficili, come nelle complicazioni renali, a volte si deve ricorrere a farmaci citotossici, che lavorano per impedire la moltiplicazione delle cellule produttici di auto-anticorpi (i responsabili dell’autoimmunità). Se non viene tenuta sotto controllo può essere mortale.
Negli ultimi anni, comunque, la ricerca medica sta facendo passi notevoli, tanto che il Dipartimento di medicina interna dell’università di Genova sta sperimentando un vaccino per arginare questa malattia.
I primi test svolti sulle cavie hanno dato esiti positivi: sembra che l’incidenza di mortalità diminuisca notevolmente se sottoposti al vaccino, perché esso riesce a stabilizzare il sistema immunitario.
Riceverai una mail con le istruzioni per la pubblicazione del tuo commento.
I commenti sono moderati.