L’HIV è il virus responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
La sua azione specifica si concretizza nell’attacco dei linfociti T4 (CD4 helper), agenti fondamentali del sistema immunitario dell’organismo.
Il virus infetta e si moltiplica, distruggendo le cellule T e compromettendo gravemente la capacità del corpo di reagire agli insulti esterni.
Questa ridotta immunità, detta immunodeficienza, è conosciuta come AIDS ed è responsabile di gravi infezioni, alcune forme neoplastiche e il deterioramento del sistema nervoso.
Incubazione e contagiosità dell’HIV
Nel decorso dell’infezione da HIV si distinguono quattro fasi:
• Periodo finestra
• Infezione acuta
• Periodo di latenza
• AIDS
Il periodo finestra consiste in quel lasso di tempo che intercorre tra il contatto con il virus e la positività al test di controllo. Positività che dipende dalla presenza di anticorpi anti-HIV nel sangue.
La finestra può durare fino a sei mesi, quindi solo un test che risulti negativo dopo questo lasso di tempo dà la certezza di non essere infetti.
L’infezione acuta dura dalle 3 alle 4 settimane e, quando si manifesta, lo fa attraverso semplici sintomi di tipo influenzale, a cui molto spesso non viene dato il giusto peso.
Il periodo di latenza può durare anche più di 20 anni. Un lasso di tempo in cui il soggetto gode, per lo più, di buona salute.
Quando la conta dei linfociti T4 risulta troppo bassa (valore soglia di allarme pari a 400-500 T4/mmc), rendendo inefficace il sistema immunitario, il soggetto diviene estremamente vulnerabile e quindi entra nella fase dell’AIDS conclamato.
L’HIV viene trasmesso attraverso il diretto contatto con alcuni fluidi corporei (sangue, sperma, fluido vaginale, latte materno). Contatto che deve verificarsi attraverso una ferita aperta o le mucose (glande, vagina, ano, congiuntiva, naso e bocca).
I comportamenti ad alto rischio sono:
• Rapporti sessuali non protetti
• Utilizzo di aghi usati
• Trasfusioni con sangue contaminato
Un discorso a parte merita la trasmissione tra madre e bambino, che può avvenire:
• In ambiente intrauterino
• Nel passaggio attraverso il canale del parto
• Durante l’allattamento
Forme di HIV
Esistono due ceppi del virus: l’HIV-1 e l’HIV-2.
Il primo è localizzato in Europa, America e Africa centrale e determina una forma aggressiva di malattia.
Il secondo si trova per lo più in Africa occidentale e in Asia, ed è responsabile di una sindrome clinicamente moderata.
Sintomi dell’HIV
I primi sintomi si possono avere durante il secondo stadio dell’infezione, quella detta acuta.
Questi sono principalmente:
• Febbre
• Linfoadenopatia
• Mal di gola
• Rash cutanei
• Dolori muscolari
• Piccole piaghe in bocca e nell’esofageo
E spesso passano quasi inosservati.
Mentre più rari ma evidenti sono:
• Cefalea
• Nausea e vomito
• Ingrossamento di fegato o milza
• Perdita ingiustificata di peso
• Mughetto
• Vari sintomi neurologici, tra cui la paralisi del nervo facciale.
Un discorso a parte lo meritano i neonati affetti da HIV.
Appena nati appaiono sani ma, nel giro di due o tre mesi, possono presentare scarso aumento di peso, linfoadenopatia e problemi neurologici. Inoltre, possono sviluppare infezioni opportunistiche, come la polmonite Pneumocysti carinii (PCP), o avere attacchi molto gravi delle comuni infezioni dell’infanzia, come quelle causate dal virus di Epstein-Barr (EBV).
Le cure
Di fronte ad un test HIV positivo si procede con la valutazione della carica virale. Oltre alla soglia di 30.000 copie virali si inizia la terapia.
I trattamenti prevedono l’utilizzo contemporaneo di tre o più farmaci antiretrovirali, come gli inibitori della trascrittasi inversa e gli inibitori delle proteasi. Questo tipo di cura viene chiamata "triplice" o HAART (Highly Active Anti-Retroviral Therapy) in italiano TARV.
Assumendo il trattamento giornalmente e in maniera corretta si riesce a tenere sotto controllo la replicazione virale e quindi a ripristinare e mantenere la funzionalità del sistema immunitario.
Purtroppo, però, non è possibile guarire e tutti i soggetti infetti, anche se sotto cura, sono destinati a finire in AIDS conclamato.
Per questo motivo la prevenzione continua ad essere l’arma principale per controllare l’epidemia.
È fondamentale eliminare i rischi di contagio evitando, ad esempio, lo scambio di aghi e il sesso non protetto.
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