Il favismo è una patologia congenita ed ereditaria. Il difetto genetico che la caratterizza è la carenza dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD).
Questo enzima svolge nei globuli rossi una funzione antiossidante. Per questo motivo, nei soggetti in cui è carente, gli elementi rossi del sangue sono meno protetti e più esposti all’aggressione degli agenti ossidanti. L’emoglobina precipita all’interno delle cellule, agglomerandosi nei cosiddetti ”corpi di Heinz”, e ciò provoca una massiccia emolisi (distruzione dei globuli rossi) intravascolare.
Il favismo è diffuso principalmente in Africa, nell'Asia meridionale e nel bacino del Mediterraneo. Per quanto riguarda l’Italia, a esserne interessata è soprattutto la Sardegna, dove la frequenza oscilla tra il 4 e il 30%. Questi numeri importanti dipendono dal fatto che questa malattia, come altri difetti ereditari che interessano i globuli rossi, conferisce una parziale resistenza all'infezione malarica. In questo modo risulta un vantaggio selettivo per l'eterozigote che viva in un'area di endemia malarica. In pratica: i soggetti portatori rischiano meno di ammalarsi di malaria, quindi sopravvivono, si riproducono e trasmettono il difetto ai figli.
Le cause del favismo
La malattia viene trasmessa con il cromosoma X del sesso. Per questo motivo i maschi (XY) sono colpiti in forma grave mentre le femmine, se portatrici, contraggono forme più lievi.
Questa patologia è chiamata favismo perché i soggetti affetti hanno crisi di distruzione dei globuli rossi, in seguito all’ingestione di fave. Ma possono essere cause scatenanti anche l’assunzione o l’inalazione di vapori di: piselli, verbena, naftalina, o alcuni farmaci. Tra questi ultimi vi ricordiamo soprattutto: antipiretici, analgesici, antimalarici, sulfamidici, e alcuni chemioterapici. Infine, anche alcune infezioni virali o batteriche, come l’epatite A e B, possono provocare gravi crisi emolitiche.
Tutti i fattori sopraindicati bloccano l'attività del G6PD, andando ad aggravare una situazione già carente.
Forme di favismo
Esistono due forme di favismo: l’eterozigosi e l’omozigosi.
La prima, detta anche “del portatore”, è la meno grave. Può interessare solo le donne, che presentato un solo cromosoma X del sesso difettoso. Queste stanno bene ma possono trasmettere la malattia ai figli.
La seconda forma è invece grave e sintomatica. I soggetti affetti sono soprattutto maschi oppure femmine con entrambi i cromosomi sessuali malati, eventualità molto rara.
Sintomi del favismo
Le crisi si scatenano da 12 a 48 ore dopo l'assunzione di fave fresche o degli altri fattori precedentemente elencati.
Il soggetto presenta:
• Grande debolezza
• Pallore
• Aumento frequenza cardiaca
• Cardiopalmo
• Dolore addominale
• Ittero particolarmente evidente, con bilirubina ematica elevata e urine scure
Le cure
La carenza di G6PD non è ancora curabile e non lo sarà fino a quando non si riuscirà a progettare una terapia genica efficace. Attualmente l’unica misura per contrastare le manifestazioni cliniche del favismo consiste nella prevenzione.
I soggetti affetti devono imparare fin da piccoli a evitare i cibi e i farmaci che, notoriamente, sono in grado d’innescare una crisi emolitica. E, comunque, prima di assumere una nuova medicina è sempre bene che chiedano indicazioni al proprio medico curante. Infine, contro le infezioni, l’unica soluzione consiste nel sottoporsi ai vaccini disponibili.
In caso di crisi emolitica è necessaria la terapia d’urgenza. Si ricorre a trasfusioni di sangue e, se è già intervenuta l’insufficienza renale, anche alla dialisi. Nei casi più gravi si rende necessaria la splenectomia, essendo la milza un’importante centro di distruzione degli eritrociti.
Riceverai una mail con le istruzioni per la pubblicazione del tuo commento.
I commenti sono moderati.