Forse non tutti sanno che l’uomo conosce praticamente da sempre gli afrodisiaci e le loro qualità eccitanti.
Basti pensare, per esempio, che nella Bibbia viene citata la mandragola, le cui radici avrebbero avuto poteri afrodisiaci.
Il termine “afrodisiaco” deriva dal nome della dea greca Afrodite, dea dell’amore, della lussuria, della passione. La parola afrodisiaco, dunque, sta a significare la capacità di un ingrediente di esaltare o risvegliare l’eccitazione sessuale.
I Greci consideravano afrodisiaci le cipolle, il miele, le uova, i tartufi, i crostacei.
Nell’Ars Amatoria, Ovidio parla “dell’afrodisiaca erba d’eruca”, la rucola, che cresceva spontaneamente intorno alle statue falliche in onore del dio Priapo.
Nei secoli sono state attribuite proprietà afrodisiache alle cose più strane: i Romani pensavano che fossero afrodisiaci gli organi sessuali di asini, lupi, cervi, mentre nel Medioevo si riteneva che il cervello di piccione riuscisse a stimolare il vigore sessuale.
Ancora ai nostri giorni, invece, gli orientali attribuiscono qualità afrodisiache al corno di rinoceronte, ai testicoli di tigre, alle pinne del pescecane.
La storia è ricca di personaggi famosi che si sono affidati a cibi e spezie per rendere più appetitosi i loro incontri sessuali.
La leggenda narra che Casanova e Paolina Bonaparte si nutrissero di ostriche prima dei loro appuntamenti amorosi.
Cleopatra, invece, ammaliava i suoi amanti con pasta di miele e mandorle.
Il Marchese De Sade confidava nelle proprietà dei tartufi; dello stesso pensiero anche Madame du Berry, Napoleone e Luigi XIV.
Come si evince da questi esempi, dunque, gli uomini hanno sempre fatto uso di sostanze per migliorare le proprie prestazioni sessuali e rinvigorire i propri istinti. Vere o presunte che siano, le proprietà afrodisiache attribuite a particolari sostanze hanno sempre fatto parte della vita erotica dell’essere umano.
E allora, perché non provare a scoprire le sostanze che la nostra mente e il nostro cuore ci suggeriscono per un amore sempre più vivace?
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