La moxibustione, o più semplicemente moxa, è una tecnica della medicina tradizionale cinese che consiste nell’applicazione prolungata di calore su determinati punti del corpo, lungo i meridiani tipici dell’agopuntura. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Moxibustione: cos’è?
Pur essendo una pratica cinese, il termine deriva dall’espressione giapponese Moe Kusa, che letteralmente significa “erba che brucia”. Il calore, infatti, viene prodotto facendo bruciare degli appositi coni o sigari di artemisia. L’artemisia vulgaris è una pianta medicinale le cui foglie vengono raccolte e poi appositamente essiccate, pressate e polverizzate.
I sigari, che sono lunghi circa 20 cm, con un diametro di 1-2 cm e avvolti in carta di gelso, sono utilizzati tenendo la brace della punta in prossimità della zona da trattare (a distanza di circa 1 falange), senza arrecare scottature, per circa 10 minuti.
I coni, invece, che possono essere grandi, medi o piccoli; una volta incendiati, vengono allontanati dalla cute solo quando il paziente percepisce una sensazione sgradevole dovuta all’eccessivo calore.
In realtà la pratica della moxibustione prevede anche il riscaldamento degli aghi, che sono dotati di una piccola elsa la quale contiene l’artemisia triturata e che viene incendiata in modo che il calore si propaghi lungo l’ago e si distribuisca attraverso gli strati cutanei.
Moxibustione: a cosa serve
La moxibustione è consigliata nel trattamento e nella prevenzione di quei disturbi legati alle articolazioni e alla circolazione del sangue e della linfa come i dolori articolari e cervicali, ma anche l’asma e la bronchite.
Moxibustione in gravidanza
La moxibustione può essere utile anche durante la gravidanza per stimolare il feto a posizionarsi correttamente all’interno dell’utero materno. In questo caso viene scaldato il punto V67 (il punto 67 situato sul meridiano della vescica), che si trova all’angolo esterno del quinto dito del piede. L’applicazione va eseguita per almeno 15 giorni, 1 volta al giorno, con una stimolazione di 15 minuti per piede, utilizzando un sigaro di artemisia. Non appena la mamma avverte il calore, il sigaro va allontanato e poi riavvicinato. Il trattamento va sospeso quando si verifica il capovolgimento del feto. Qualora il rivolgimento dalla presentazione podalica a quella cefalica non si realizzasse, si può ripetere per altri 15 giorni.
Dopo il trattamento si consiglia di tenere i piedi caldi, di camminare un po’ e non bere bevande fredde fino al giorno successivo, né birra, vino e caffè.
La moxibustione ha successo nel 70% dei casi e la maggior efficacia si riscontra fra la 32ª e la 37ª settimana di gravidanza.
Controindicazioni
La moxibustione non ha particolari controindicazioni, ma deve essere evitata in caso di febbre alta, ipertensione arteriosa e su aree cutanee lesionate. È sconsigliata anche nei bambini.
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