Cosa è
L'intestino inizia con l'apertura pilorica dello stomaco e termina con l'ano. Si divide in due porzioni: l'intestino tenue e l'intestino crasso. L'intestino crasso è a sua volta suddiviso in cieco, colon e retto.
In corrispondenza della regione iliaca destra, l'intestino tenue sbocca nell'intestino crasso. Fra le due porzioni di intestino è presente lo sfintere ileo-colico. Alla prima parte dell'intestino crasso, l'intestino cieco, è annessa l'appendice. Il colon raggiunge la faccia inferiore del fegato, per poi scendere verso la milza. S'immette nell'intestino retto all'altezza della pelvi. Da lì si porta in basso sino all'apice del coccige e indietro, verso il perineo, si apre nell'orifizio anale.
A cosa serve
Lo sfintere ileo-colico è normalmente chiuso e il materiale di scarto si accumula in prossimità di esso. Occasionalmente, le onde peristaltiche provocate dai movimenti dell'intestino provocano un aumento della pressione, il quale implica l'apertura della valvola e permette che il tragitto dei prodotti intestinali prosegua fino all'eliminazione.
Le funzioni dell'intestino crasso sono limitate all'assorbimento dell'acqua e alla conseguente riduzione della massa delle feci. Il contenuto intestinale, nel momento in cui penetra nel cieco, è rappresentato da una sostanza piuttosto fluida ma, man mano che avanza nel colon e nel retto, la sua consistenza aumenta.
Il retto è uno degli organi più importanti per la defecazione. Funge come magazzino temporale delle feci, grazie al fatto che le sue pareti si distendono quando si accumulano gli escrementi. I recettori nervosi presenti nei tessuti stimolano il desiderio defecatorio. Se non avviene la defecazione, il riflesso defecatorio viene inibito. Le feci si accumulano e continua l'assorbimento dell'acqua da parte del retto. L'inibizione causa pertanto l'indurimento delle feci.
Come funziona
Quando il chimo raggiunge il colon, quasi tutti gli elementi nutritivi e il 90% dell'acqua sono già stati assorbiti dal corpo. Rimangono solamente residui di sodio, magnesio e cloruri, così come i carboidrati non digeribili: le fibre. Mentre il chimo si muove per il colon, oltre a perdere l'acqua in eccesso, s'impregna di una mucosa ricca di batteri, conosciuta come flora intestinale. Attraverso questo processo il chimo si trasforma in materia fecale.
I batteri intestinali rompono le fibre in un processo che possiamo definire simbiotico. Da un lato ne traggono nutrimento, dall'altro creano acetati funzionali alla produzione delle feci.
Le feci rappresentano il prodotto ultimo, il residuo inutilizzabile dei processi digestivi, destinato a essere espulso dall'organismo. Normalmente si ha un'evacuazione al giorno, ma anche 2 o 3 evacuazioni rappresentano la normalità. Il colorito delle feci può rivelare eventuali anomalie nei processi di digestione.
Quando il retto è pieno, la pressione interna spinge le sue pareti e ne provoca l'accorciamento. Le onde peristaltiche spingono quindi le feci verso l'ano. Gli sfinteri si aprono permettendo la fuoriuscita degli escrementi.
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