L’apparato visivo si incarica della raccolta degli stimoli luminosi per affidarli sia agli organi della vista, situati negli occhi, sia alla zona di cervello in cui risiedono i sistemi di interpretazione delle immagini. Questa zona è la corteccia visiva e si colloca nella parte occipitale, vicino alla nuca.
L’azione basilare dell’intervento del cervello sulla visione è data dal fatto che la percezione delle immagini che l’essere umano distingue sono dritte, mentre sulla retina dell’occhio si formano capovolte. Il raddrizzamento delle immagini avviene nel cervello, dove i segnali provenienti dagli occhi vengono decodificati.
Il funzionamento dell’apparato visivo è spesso paragonato a quello di una macchina fotografica. Infatti, accade che gli occhi, rapportabili alle lenti, mettono a fuoco sulla retina, la pellicola sensibile, un’immagine rimpicciolita e invertita degli oggetti. Ed è questa la prima tappa del processo visivo: la ricezione e la traduzione dell’energia in un segnale nervoso. Questo segnale verrà poi elaborato nella corteccia cerebrale dove si attivano i neuroni sensibili alle varie caratteristiche fisiche e cognitive degli stimoli.
L’apparato visivo è predisposto fin dalla nascita ma impiega parecchi mesi prima di iniziare a funzionare in modo appropriato, segno della necessità di un adattamento complesso che richiede esperienza. Solo dal quarto mese in poi il bambino riesce a vedere i colori: prima i rossi, poi i blu e infine tutti gli altri.
Nonostante le eccezionali capacità di un sistema così complesso e articolato come quello visivo esiste, tuttavia, una congiuntura critica per quanto riguarda il suo hardware, ovvero gli occhi. Questi organi, infatti, rivelano una serie di difetti che si incrementano con l’avanzare dell’età mentre il suo software, i sistemi interpretativi delle immagini contenuti nel cervello, tenta invano di correggerli.
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