I metodi per evitare gravidanze indesiderate senza l’utilizzo di farmaci, dispositivi intrauterini o barriere meccaniche rimangono ancora molto diffusi, nonostante la loro scarsa affidabilità. Possono essere scelti per motivi religiosi, volendo seguire i dettami della Chiesa cattolica che non ammette gli strumenti moderni di pianificazione delle nascite, o per motivi di salute o ancora da parte di coloro che preferiscono affidarsi a sistemi considerati naturali, quindi senza controindicazioni o effetti collaterali.
Come funzionano
Tutti questi metodi, a parte un’eccezione, si basano sulla periodica astinenza dai rapporti sessuali, perché sfruttano i momenti in cui l’apparato riproduttivo femminile non è fertile. La fertilità è infatti legata al ciclo ormonale e dura un massimo di 24 ore all’incirca 14 giorni prima delle successive mestruazioni. Gli spermatozoi, d’altra parte, hanno una vitalità che varia dai 2 ai 5 giorni. Un semplice calcolo, fatto sul periodo medio di durata del ciclo (indicativamente 28 giorni, ma con grandi differenze tra donna a donna e cambiamenti anche significativi nel corso della vita fertile femminile, e perfino tra un ciclo e l’altro), quindi, può permette di capire quali siano i giorni sicuri e quali quelli a rischio. Chiaramente la variabilità individuale, unita alla difficoltà di prevedere con esattezza la durata del ciclo e quindi la data in cui l’ovulo è ricettivo, introduce un ampio margine di incertezza. Diverso l’approccio del principale metodo naturale di contraccezione, il coito interrotto, che si basa invece sulla mancata eiaculazione maschile durante la penetrazione.
I metodi del calendario
Più o meno complessi, i metodi naturali sono definiti anche del calendario, proprio perché si basano sul calcolo del periodo fertile e vietano i rapporti durante i giorni a rischio, per un totale di circa 8-10 giorni per ogni ciclo.
Il primo e più semplice da seguire è il cosiddetto metodo di Ogino-Knaus, con riferimento ai due ginecologici, uno giapponese e l’altro austriaco, che scoprirono in modo indipendente che la donna è fertile solo per un arco temporale molto limitato, verso la metà del ciclo, per cui basterebbe astenersi durante i giorni a rischio per evitare il concepimento. Considerando la vita media degli spermatozoi di 5 giorni, questi sono individuati tra il 9° e il 16° giorno (in un ciclo regolare di 28 giorni, con ovulazione il 14°). Negli anni Venti, quando vennero divulgate queste informazioni e il metodo si diffuse, esso risultava rivoluzionario: per la prima volta si poteva ridurre concretamente il rischio di una gravidanza con un calcolo molto semplice e alla portata di quasi tutta la popolazione. Oggi, con la grande varietà di metodi alternativi, naturali e non, rappresenta un sistema altamente inaffidabile, che può essere utilizzato con un discreto margine di sicurezza solo da donne con cicli molto regolari e che comunque non vivrebbero un’eventuale gravidanza come un problema eccessivamente gravoso.
Più sicuri sono i metodi naturali che stabiliscono il momento dell’ovulazione a partire da alcuni segni fisiologici nella donna. Quello della temperatura basale individua il periodo fertile grazie alla normale variazione della temperatura dell’organismo, che tende a essere superiore (di circa 0,2-0,5°C) durante l’ovulazione e a mantenersi tale per effetto del progesterone fino all’arrivo delle mestruazioni (la cosiddetta fase luteinica). In tal modo si può ricostruire quando essa è avvenuta e avere rapporti non protetti dopo 3 giorni dall’innalzamento. La misurazione va effettuata quotidianamente, al risveglio, sempre alla stessa ora, usando un termometro molto sensibile (ne esistono di specifici in farmacia) e segnandosi i dati in modo da verificarne l'andamento. Questo metodo tuttavia perde ogni efficacia se si ha in corso qualsiasi tipo di disturbo o patologia che alteri la temperatura, ma anche se si è sotto stress, si è cambiato il proprio regime alimentare, si vive un periodo di insonnia o si verificano altre condizioni che hanno un qualche impatto su di essa.
Un altro indizio dell’ovulazione è il muco cervicale, che è il segnale utilizzato dal metodo di Billings. Esso nasce dalla constatazione di come queste secrezioni tendano ad avere una diversa consistenza nel periodo fertile (più abbondanti, trasparenti, filamentose ed elastiche). La donna deve quindi verificare la presenza di queste caratteristiche, andando a prelevare direttamente il muco al fondo della vagina, all’altezza della cervice appunto. Anche questo metodo è poco affidabile: non tutte le donne hanno variazioni visibili delle secrezioni durante l’ovulazione, o non in tutti i cicli, e tali variazioni possono essere influenzate da una serie di fattori che nulla hanno a che fare con l’ovulazione stessa.
Il metodo sinto-termico nasce dall’unione dei due sistemi precedenti e tenta di incrementare l’indice di sicurezza valutando più indizi in grado di indicare i giorni fertili e, per esclusione, quelli meno a rischio. Oltre alla misurazione della temperatura basale e alla valutazione del muco, prevede anche di verificare la cervice, che dopo le mestruazioni (nel cosiddetto periodo follicolare, in cui si forma l’ovulo) tende a essere bassa, con l’orifizio chiuso, mentre con l’avvicinarsi dell’ovulazione assume una posizione più alta, mentre l’orifizio risulta più aperto. Combinando queste tre misurazioni (con l’aiuto di una tabella in cui riportare le misurazioni giornaliere) si ha un’idea abbastanza chiara dell’evoluzione del ciclo e quindi si può individuare con maggiore precisione il momento fertile, in cui evitare rapporti (se non protetti in altro modo). Richiede comunque un controllo giornaliero e una certa confidenza con il proprio corpo, per cui prima che si possa applicare in modo corretto è bene fare un periodo di “prova”, per stabilire qual è il ritmo specifico del proprio corpo.
Il coito interrotto e gli strumenti scientifici per il calcolo dell'ovulazione
Per coito interrotto si intende semplicemente la mancata eiaculazione durante la penetrazione. Richiede quindi che l’uomo sia in grado di controllarsi, ma ha una bassa efficacia dato che è normale che esistano delle fuoriuscite di sperma anche prima dell’orgasmo, perdite che sono altrettanto pericolose perché possono contenere spermatozoi attivi. Chiaramente la sua efficacia aumenta se associata al computo dei giorni a rischio, mentre si abbassa notevolmente se non è accompagnata da una scrupolosa attenzione durante tutto il rapporto sessuale (non solo nel momento della penetrazione) a non fare mai entrare in contatto lo sperma o le perdite pre-eiaculazione con l’apparato femminile (anche solo attraverso le mani).
In anni recenti sono stati ideati due strumenti che aiutano a individuare in modo scientifico l’ovulazione. Il primo è quello degli stick che rilevano l’ormone luteinizzante (o LH), la cui concentrazione è massima subito prima dell’ovulazione. Un semplice test dell’urina, meglio se al mattino, permette di sapere se quel giorno è fecondo, non del tutto sicuro o sicuro. Questo metodo è usato anche dalle coppie che cercano un figlio, che, al contrario, vogliono avere rapporti proprio nei giorni in cui è possibile una gravidanza.
Un secondo sistema, conosciuto con il nome commerciale di Persona, si presenta come un piccolo dispositivo computerizzato che, sulla base dei livelli di estrogeno e ormone luteinizzante presenti nelle urine, segnala i giorni fertili e quelli infecondi. Anche in questo caso è previsto un test delle urine ma, visto che il sistema si basa sull’immissione dei dati relativi al proprio ciclo (ogni volta bisogna inserire la data relativa al primo giorno di mestruazioni), non tutti i giorni è previsto il test. Il dispositivo, che andrebbe controllato quotidianamente, segnala infatti i giorni rossi (a rischio), quelli verdi (sicuri) e i giorni in cui effettuare il test (che sono 8 per ogni ciclo). Tenendo in memoria le date e i risultati dei test, Persona impara a conoscere l’andamento ormonale della donna, per cui ha una buona affidabilità, ma gli stessi produttori indicano come, se usato correttamente e come unico contraccettivo, il rischio di una gravidanza sia comunque presente (in un anno potrebbero rimanere incinta 6 donne su 100).
Sono efficaci?
Alcune indagini hanno identificato il rischio di gravidanza dei diversi metodi: 1 donna su 100 rimarrà incinta, considerando un periodo di un anno, con il metodo sinto-termico, 3 su 100 con quello di Billings, 9 su 100 con l’Ogino-Knaus, da 10 a 18 su 100 con il coito interrotto. Queste ricerche si sono basate sul presupposto di un utilizzo perfetto dei sistemi descritti, ma le percentuali diventano ancora meno confortanti se si pensa a come la realtà sia ben diversa: ci si dimentica di misurare la temperatura, oppure si sbagliano i calcoli o si è incerte sulla data di comparsa delle mestruazioni, per esempio, e il rischio aumenta fino al 25% (che corrisponde grosso modo alla possibilità, 1 su 4, di rimanere incinta se si hanno rapporti non protetti nel periodo di vitalità dell’ovulo).
Per aumentare il grado di sicurezza di questi sistemi bisogna quindi essere molto scrupolose e attente, registrare giornalmente i segnali previsti dal metodo utilizzato, ricordare con esattezza le date di comparsa delle mestruazioni e astenersi completamente dai rapporti nei giorni considerati rischiosi. Presupposto fondamentale è anche avere cicli regolari e condurre una vita altrettanto regolare: stress, cambiamenti continui dei ritmi sonno-veglia o del tipo di alimentazione sono tutti fattori che possono alterare l’andamento del ciclo stesso e quindi far perdere di affidabilità ogni calcolo.
Un appunto, infine, sulla mancanza di effetti collaterali. È vero che i metodi naturali, non prevedendo l’utilizzo di farmaci, dispositivi intrauterini o altri strumenti (diaframma, spermicidi, profilattici), non causano problemi fisici (allergie, aumento di rischi di trombi o fibromi, ecc.), ma hanno sicuramente un impatto psicologico: limitano la libertà delle coppia, impongono pause forzate dai rapporti sessuali e soprattutto non proteggono in alcun modo dalle malattie trasmesse per via sessuale. Se poi il metodo fallisce, le conseguenze di una gravidanza indesiderata potrebbero essere ben peggiori di qualsiasi effetto collaterale possibile dovuto all’uso di un contraccettivo non “naturale”.
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