Chi non ha mai sentito parlare di sindrome della crocerossina in amore? Chi soffre di questa sindrome, che nasconde una grande sofferenza psicologica, è portato a legarsi a partner sfuggenti e dal vissuto molto problematico, nella convinzione di essere in grado di “salvarli”. A questo scopo, la crocerossina mette del tutto in secondo piano i suoi bisogni, per dedicarsi solo a quelli del compagno. Vediamo meglio come funziona questa sindrome e come fare per affrontarla e superarla.
Come riconoscere la sindrome della crocerossina
Riconoscere la sindrome della crocerossina non è difficile: una relazione portata avanti da una persona che ha questo problema ha infatti in genere delle caratteristiche ben definite. Da una parte c'è lei, la crocerossina (quasi sempre una donna), completamente devota al compagno, tanto da trascurare del tutto se stessa per risolvere i problemi del partner e aiutarlo sempre e comunque. Il suo atteggiamento è perennemente compiacente e protettivo: farebbe di tutto pur di soddisfare e gratificare il compagno. Compagno che invece è una persona estremamente problematica e complessa (non è raro che abbia problemi di natura psicologica o comunque grosse difficoltà relazionali), ma la crocerossina non si lascia scoraggiare dai suoi problemi e dalla sua incapacità di amare e di stabilire rapporti sani. Anzi, in genere più i problemi da affrontare sono grossi, più la “sfida” diventa per lei stimolante. La crocerossina è infatti del tutto convinta di poter cambiare l'altra persona: è fiduciosa nella potenza del suo sconfinato amore e della sua totale devozione. Per questo riesce a sopportare mille difficoltà nel rapporto e a sacrificarsi per il “bene” della relazione. Tuttavia il rapporto non finisce quasi mai come lei spera: quando l'amato riesce a recuperare il proprio equilibrio psicologico, in genere si stacca dalla crocerossina e la storia finisce (ovviamente con grande sgomento e sofferenza della malcapitata).
Identikit tipo della crocerossina
Questa sindrome colpisce persone piuttosto sofferenti psicologicamente: si tratta spesso e volentieri di donne (il sesso maschile è molto meno interessato da questo problema) dall'autostima bassa, allevate in famiglie in cui l'amore non veniva mai espresso dai genitori in modo incondizionato (spesso si tratta di famiglie in cui uno dei due genitori era malato e richiedeva cure continue).
La futura crocerossina cresce così con la convinzione che solo se si rende davvero “utile” a qualcuno può essere amata. L'obiettivo cui tende prendendosi cura in modo così eccessivo del partner è in effetti quello di renderlo dipendente: solo se il benessere del compagno dipende dal suo accudimento, la crocerossina può sentirsi utile, amata e apprezzata. Per questo sceglie compagni che hanno bisogno di essere accuditi, guidati e seguiti. In tal modo la crocerossina riesce a colmare il proprio vuoto interiore, che in effetti è grande.
Come superare la sindrome della crocerossina
La sindrome della crocerossina non permette quindi di vivere relazioni sane e gratificanti e nasconde sempre grande sofferenza psicologica: va pertanto riconosciuta e affrontata il prima possibile.
Un percorso di psicoterapia può essere davvero utile perché siamo di fronte a una vera e propria dipendenza affettiva: se il problema alla base non viene risolto, c'è la concreta possibilità che la persona sposti solo l'oggetto della sua dipendenza (dai rapporti affettivi può passare alla dipendenza dal cibo, o peggio ancora a quella dalle droghe). La psicoterapia aiuterà la crocerossina a capire le ragioni profonde del suo modo di agire, a recuperare l'autostima perduta in relazioni sbagliate e ad imparare ad ascoltare i propri bisogni, nella consapevolezza che non sono meno importanti di quelli degli altri. Altro punto fondamentale è riuscire a superare la paura dell'abbandono, in genere presente in modo molto forte nelle persone che soffrono di questa sindrome.
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