Quando si parla di infertilità e di sterilità è bene sapere che si sta parlando di due argomenti simili ma molto differenti sul piano pratico.
Con infertilità si intende infatti una condizione nella quale pur essendoci le condizioni per concepire non lo si riesce a fare, oppure quando le capacità fecondative dell’individuo diminuiscono in seguito a fattori sociali, ambientali, fisici o psicologici non sempre ben definibili.
La sterilità invece è un valore oggettivo e si verifica quando uno o entrambi i membri della coppia non sono in condizione di procreare.
Si definisce infertile una coppia che dopo un anno di rapporti sessuali non protetti, atti al concepimento, non sia ancora riuscita a determinare una gravidanza.
L’infertilità di coppia va inoltre suddivisa in due categorie, primaria e secondaria.
L’infertilità primaria è quella di cui abbiamo parlato ora, cioè di una coppia nella quale non si sono verificate gravidanze nell’arco di 12 mesi di rapporti sessuali non protetti.
L’infertilità secondaria riguarda invece coppie nelle quali ci sia già stata una o più gravidanze pregresse ma che allo stato attuale non riescono più a concepire.
L’ambito dell’infertilità è tutt’ora oggetto di approfonditi studi dato che l’epidemiologia ha valutato che sulla capacità di procreare non influiscono solo fattori genetici oggettivi, ma anche un mucchio di fattori sociali etiologici, è documentato che negli ultimi 20 anni circa il 15-20% delle coppie istituzionalmente riconosciute (chiaramente è un valore che non tiene conto di una larga fetta di coppie) hanno un problema di infertilità o sterilità di coppia.
Alcuni degli elementi che possono influire sul concepimento sono l’inquinamento ambientale, il fumo, le scorrette abitudini alimentari, agenti chimici venuti a contatto con la pelle, scorrette abitudini sessuali (le malattie veneree incidono sulla possibilità di avere figli), ma anche fattori psicologici o emotivi.
Un altro dei fattori che determinano una diminuzione sostanziale della fertilità di coppia è l’avanzare dell’età media del concepimento, chiaramente più in là si è con l’età maggiori sono le probabilità di non essere più fertili, nella maggioranza dei casi dopo i 45 anni una donna viene considerata definitivamente infertile.
Si assiste spesso ad un fenomeno decisamente strano e in costante aumento negli ultimi anni: lo stress da concepimento.
Se da una parte esistono persone estremamente fertili che vanno incontro a gravidanze indesiderate, dall’altra esistono centinaia di coppie che devono fare i conti con l’impossibilità di concepire nonostante nessuno dei due partner dimostri un oggettivo deficit della fertilità.
In sostanza negli ultimi decenni del ‘900, in particolare dagli anni ’70 in poi, si è potuto notare come nelle società avanzate l’aumento della razionalità nel controllo delle nascite sia andato pari passo con l’aumento dell’infertilità.
Se prendiamo ad esempio il caso dell’Italia ci rendiamo conto che il tasso di nascita zero è determinato anche dalla voce “infertilità”, cioè da quelle coppie che pur volendo concepire non riescono e devono ricorrere all’adozione o a sistemi i fertilizzazione indotta che non sempre però funzionano.
Uno studio interessante denota come le società meno avanzate e più prolifiche abbiano un tasso di nascite superiori dovuto non solo all’inutilizzo dei metodi contraccettivi, ma anche ad una percentuale di infertilità nettamente minore rispetto a quello europeo o statunitense ad esempio.
Riceverai una mail con le istruzioni per la pubblicazione del tuo commento.
I commenti sono moderati.