Una separazione non è mai un evento felice, ma ci sono dei momenti della vita in cui appare una decisione anacronistica e fuori luogo, ad esempio subito dopo la nascita di un figlio. Molti neogenitori in crisi decidono di restare a vivere sotto lo stesso tetto per il bene dei più piccoli.
Ma si fa davvero il loro bene? E quali sono le conseguenze per gli ex partner? Vivere da separati in casa è per natura una situazione ambigua e, salvo casi eccezionali di separazione consensuale, può portare ad accentuare litigi e scontri che certamente non sono costruttivi per l’educazione dei figli.
In questo modo, in maniera paradossale, si arriva a danneggiarli proprio nell’intento di evitargli un trauma.
Sicuramente il presupposto da cui matura questa decisone, ovvero la volontà di dare ai figli l’apparenza di una situazione familiare normale, è lodevole ma non è detto che da solo basti a fare in modo che questa convivenza forzata funzioni nel modo giusto.
Prima di tutto è fondamentale essere sinceri con se stessi e chiedersi il vero motivo per cui si vuole vivere da separati in casa: è davvero per tutelare i figli o piuttosto nasconde la paura del distacco totale e rappresenta un modo per poter continuare a esercitare un controllo sull’ormai ex marito/moglie? Questo è il primo imprescindibile passo da cui partire per evitare che i figli diventino proprio il mezzo per rivolgere accuse al convivente.
È importante che gli ex partner riescano ad accordarsi quantomeno sulle decisioni base della convivenza quotidiana: sulle regole di rispetto reciproco, sugli orari e le abitudini della famiglia etc. Se le due parti appaiono inconciliabili, si potrebbe considerare l’ipotesi di rivolgersi a dei centri per famiglie. In questo modo, grazie all’aiuto di esperti del settore quali psicologi e Mediatori Familiari, si può cercare di dirimere i conflitti intrafamiliari. Basta chiedere i contatti alla ASL di riferimento: avere il parere di una persona esperta e imparziale può sicuramente aiutare a raggiungere degli accordi di reciproco rispetto.
Se l’incompatibilità diventa insuperabile, invece, non resta che la decisione drastica del divorzio: e non è detto che questo sia un male. È vero il bambino rinuncerà all’idea di una famiglia unita ma del resto questa non era che un’utopia che gli è stata concessa per qualche anno.
È importante però che il bambino mantenga rapporti indipendenti con entrambi i genitori. Del resto è impensabile riuscire a proteggere i figli da ogni sofferenza e potremmo essere proprio noi genitori, sebbene involontariamente, a causarle: ma quello che fa di una madre o un padre un buon genitore è saper dare al figlio gli strumenti per reagire a queste situazioni difficili, non costruire per lui una campana di vetro nella quale condurre un’esistenza ovattata e irreale. È intuibile che, quando i bambini sono molto piccoli, questo è più difficile ma ci sono molti modi per trasmettere affetto pur non vivendo nella stessa casa. Molti figli di coppie separate ma intelligenti sentono di avere una famiglia molto più di bambini di genitori che fingono di essere una coppia solo per salvaguardare l’apparenza.
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