Anni fa, se un bambino rubava una penna o una caramella, questo gesto veniva considerato una semplice “bischerata”. Oggi la società è cambiata: nonostante la crisi sembra che tutti i bisogni possano essere soddisfatti, spesso nel caso dei più piccoli anche i capricci, e quindi ci si chiede: “perché i bambini rubano”? È un comportamento normale, entro certi limiti, o è indice di un aspetto preoccupante da non sottovalutare? Cerchiamo di approfondire insieme le ragioni di questo gesto.
Furti dei bambini: perché lo fanno?
Prima di tutto non è sempre vero, anzi non lo è quasi mai, che i bambini rubano per bisogno: spesso a compiere questo gesto sono proprio i figli di coppie più agiate. Non si tratta quindi del bisogno di soddisfare un bisogno materiale.
Perché allora? Si può propriamente parlare di furto, inteso come gesto volontario e coscienzioso, solo a partire dai sei anni circa: in età prescolare infatti i bambini non hanno insito il concetto di proprietà privata. L’idea di “mio” si sviluppa prima di quella di “tuo”: anzi, durante i primi anni di vita, i bambini sono molto egoisti e vorrebbero avere il possesso su tutto ciò che li circonda. Prima dei sei anni il bambino non conosce limiti morali o etici. I furti di cui parliamo oggi, e che meritano un approfondimento dal punto di vista psicologico, sono quindi quelli compiuti a partire dall’età della scuola primaria. Attraverso l’atto di rubare spesso il bambino innesca un meccanismo di “auto-risarcimento”: se viene privato di affetto, o anche “solo” di attenzione, il furto diventa facilmente una via per compensare queste mancanze. Non è un caso che, come ha fatto notare in uno studio sull’argomento Winnicott D., pediatra e psicanalista, i bambini tendono a rubare soprattutto alla mamma. Ovviamente questa considerazione di carattere generale non è necessariamente valida per ogni caso: per ogni fattispecie bisognerebbe quindi considerare chi è la vittima del furto e qual è il suo rapporto con il bambino.
Cosa deve fare un genitore se scopre che il figlio ruba
Ma come deve reagire un genitore di fronte alla constatazione che il figlio ha rubato? Oltre alla rabbia, sarà naturale provare un senso di colpa e di vergogna. Non bisogna colpevolizzarsi troppo: non sono casi rari. Allo stesso tempo però non bisogna neppure cadere nell’errore di sottovalutare il significato di questo gesto: occorre far capire al bambino perché certe cose non si fanno e non solo limitarsi a rimproverarlo.
In questi casi, infatti, l’intervento dei genitori non deve essere meramente punitivo ma soprattutto preventivo ed educativo. Vanno evitati quindi appellativi umilianti e troppo aggressivi del tipo “sei un ladro!”. Provocandolo in questo modo, infatti, non solo non si risolverà il problema, ma si rischia di innescare un meccanismo di sfida poco produttivo. La reazione poi varia a seconda delle circostanze: se ad esempio il bambino ha trovato una cosa non sua e se ne è appropriato (sebbene resti un comportamento sbagliato e da correggere), non è la stessa cosa di quando è consapevole che il gioco appartiene ad un compagno di classe ma se lo infila comunque in tasca. In quest’ultimo caso occorrerà una risposta più ferma da parte dei genitori.
Se il gesto è reiterato (e i furti riguardano anche cose che potrebbe facilmente ottenere chiedendo il permesso) probabilmente inconsciamente il piccolo vuole essere scoperto. Il suo è, infatti, un tentativo di attirare l’attenzione e indice della paura di essere trascurato. Ci sono anche casi in cui il bambino interpreta il ruolo di ladro nel gioco e poi non riesce a distinguere realtà e fantasia: è compito dei genitori spiegargli bene perché alcune cose non vanno fatte e controllare che tipo di giochi fanno i figli.
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