Per quanto possa sembrare impossibile crederci, spesso succede che le neo-mamme sviluppino una sorta di depressione in forma molto leggera legata alla mancanza del pancione; pur non trattandosi di nulla di patologico, è comunque un disturbo al quale prestare la massima attenzione, soprattutto per il benessere psicologico della madre.
Come se fosse un paradossale gioco dei contrari, dove agli inizi della gravidanza la donna è turbata dai cambiamenti repentini del suo fisico, non appena la pancia inizia a sgonfiarsi s’innesta lo stato di nostalgia. Ed è proprio nel termine “sgonfiarsi”, che possiamo trovare la parola-chiave per definire al meglio questo disturbo; la radice del problema nasce appunto da questo presupposto, che induce la madre ad avvertire la mancanza del suo stato interessante, qualcosa di assolutamente intimo e personale, difficile da paragonare ad altre sensazioni.
Le cause
Considerando che il pancione non è altro che un mezzo per farci avere il nostro bambino, non bisogna ignorare il fatto che al tempo stesso si tratti di un’intermediazione tra la madre e il feto: l’inizio del legame più profondo esistente in natura.
L’intero periodo di gestazione consente alla donna di metabolizzare il fatto di diventare una mamma, di conoscersi meglio e di mettersi alla prova con le dure sfide che la gravidanza comporta. Al di là all’introspezione del proprio intimo, dunque, bisogna aggiungere il punto principale attorno al quale ruota la questione: il rapporto mamma-bimbo. Oltre a essere una fase della vita concentrata sulla donna in sé, che riceve le particolari attenzioni dall’intera società, così come i gesti premurosi dai propri cari, la futura madre genera, letteralmente, il suo bambino dal suo stesso corpo, e ciò che ne consegue determina inesorabilmente il rapporto tra la madre e il figlio.
La sensazione di crescita che si avverte nel proprio intimo, nonché l’amore incondizionato che esso genera, costituiscono il fulcro della gravidanza come quel “qualcosa” di estremamente personale e unico che s’innesta direttamente nella psiche della donna, un qualcosa che va oltre all’appartenenza, ma che diventa parte integrante del suo corpo.
In relazione alla durata della gravidanza, dove il rapporto mamma-bimbo si è alimentato per ben 9 mesi, il parto si manifesta in un lasso di tempo estremamente veloce, ponendo una rapida fine a quella specifica fase della vita che riguarda solamente la donna. Il bambino diventa, concretamente, anche del padre, dei nonni e degli zii; non si tratta più di un rapporto a due, ma di una famiglia: quel legame interiore svanisce in un batter d’occhio.
Gli effetti
Non trattandosi di una vera e propria patologia, gli effetti della nostalgia del pancione non possono essere considerati dei sintomi, ma piuttosto uno stato psicologico in cui la donna potrebbe trovarsi in seguito al parto, una sorta di tristezza del ricordo della gravidanza.
Si tratta di una fase di elaborazione dove, non solo la neomamma prende coscienza della maternità in sé, ma al tempo stesso inizia a sentire la mancanza di quel rapporto speciale che condivideva solamente con il suo bambino.
La nostalgia del pancione si manifesta in forma lieve senza particolari crisi depressive, generando una sensazione di solitudine nei primi mesi dopo il parto; per quanto la presenza fisica del proprio figlio possa consolare, la donna viene pervasa da un senso di vuoto in relazione della pancia che, appunto, non contiene più il bambino.
Si tratta di una conseguenza piuttosto naturale e comune alla quale si legano, inoltre, i sentimenti provati durante la gravidanza, nonché i ricordi del periodo più dolce della vita di una donna: una fase di maturazione soprattutto per quest’ultima, che ha avuto l’occasione di conoscersi a fondo coccolandosi e nutrendo le proprie aspettative in relazione al suo bambino.
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