“Basta giocare! A fare i compiti!”. Chi non ha mai sentito questa frase, quale madre non l’ha mai urlata disperata al suo bambino? Eh sì, prima il dovere poi il piacere, meglio farci l’abitudine da piccoli! Fare i compiti è una forma di responsabilizzazione e di gestione del tempo importante per il bambino, oltre che ovviamente un mezzo per assimilare quanto appreso a scuola.
Il modo migliore per rendere l’approccio allo studio piacevole è quello di dargli un’impostazione ludica, soprattutto agli inizi, quando i bambini imparano letteralmente a leggere e a far di conto. Utilizzare i regoli per eseguire le operazioni aritmetiche, ad esempio, è un metodo vecchio ma sempre attuale e coinvolgente. Inoltre bisogna sempre concedere spazio per una pausa di tanto in tanto, evitando di far passare loro troppe ore consecutive con la testa china sui libri con il rischio di ridurre l’assimilazione e di assumere peraltro una postura errata.
Il tempo da dedicare allo studio e quello da lasciare libero per il divertimento vanno quindi bilanciati e organizzati in maniera che nessuno dei due vada a danneggiare o sopprimere l’altro.
Da questi primi spunti si evince che il ruolo dei genitori è fondamentale nella gestione del tempo libero dei propri figli. Ovviamente si presentano diverse situazioni a seconda delle dinamiche scolastiche, cioè in relazione al tempo che i piccoli trascorrono a scuola: se frequentano delle classi a tempo pieno, svolgeranno quasi tutto il lavoro a scuola, per cui il compito del genitore si dovrà limitare a controllare l’apprendimento del figlio, senza però aggiungere ulteriori esercizi o prove pratiche (dopo 7 o 8 ore di scuola un bambino merita il giusto divertimento); se viceversa l’orario scolastico è la classica mezza giornata, allora c’è bisogno di un’organizzazione del tempo differente, cioè bisogna abbinare allo studio dell’attività fisica, in modo da spronare anche il bambino a svolgere i compiti in maniera rapida ed efficiente per poter poi godersi lo sport ed il divertimento senza il pensiero di dover tornare sui libri per terminare quanto lasciato prima.
Un altro grande aiuto che può arrivare dai genitori consiste nel far capire al figlio l’utilità di quanto appreso tramite esercizi pratici dall’aspetto ludico, in modo che per il bambino sembri più un gioco divertente che una verifica e quindi non si senta sotto pressione. Ad esempio, si potrebbero abbinare geografia e calcio, se è un maschietto appassionato di questo sport, facendogli conoscere le città di appartenenza delle singole squadre su un atlante geografico o sul computer (approccio molto apprezzato dai bambini di oggi che amano la tecnologia) in modo che le memorizzi più facilmente e apprenda gradualmente la loro distribuzione nel mondo.
Ci sono anche tanti altri metodi, e molti ancora se ne possono inventare, sta tutto nella fantasia e nella voglia del genitore di seguire il bambino e di fare in modo che il suo approccio con il mondo scolastico e soprattutto dei compiti non sia traumatico e visto come un obbligo categorico, bensì come un’opportunità per conoscere, imparare e perché no, a volte anche divertirsi.
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