Fino a poco tempo fa il padre poteva usufruire del congedo solo nel caso in cui la donna vi rinunciasse: grazie alle ultime modifiche apportate, il diritto del padre è indipendente da quello della donna. Il congedo di paternità si configura, quindi, anche se la mamma è una lavoratrice autonoma o una libera professionista piuttosto che una disoccupata o una casalinga.
La legislazione ha fatto un grande passo avanti in materia perché fino a poco tempo fa il padre poteva usufruire di questo permesso solo in casi particolari ovvero morte o grave infermità della madre, abbandono del figlio da parte della madre, affidamento esclusivo al padre. Era quindi onere dell’uomo interessato a richiedere la paternità quello di fornire la documentazione comprovante una delle situazioni di cui sopra.
La durata massima del congedo del padre è di 6 mesi. Se il padre è single o lo diventa gli spettano i 10 mesi per intero.
Novità riguardano anche il congedo parentale ovvero quello facoltativo. Grazie all’Europarlamento che ha approvato la relativa proposta di legge, infatti, un minimo di due settimane di assenza dal lavoro retribuite regolarmente al 100% sono riconosciute sempre al padre naturale, anche se l’unione tra i genitori non è stata formalizzata nel vincolo civile del matrimonio. Questo cambio di prospettiva evidenzia una sempre maggiore attenzione non solo al rapporto madre/figlio ma anche a quello tra figlio e padre che, pur nelle sue diversità dettate dalla natura, non è meno importante per la crescita del bambino.
Per le coppie, e soprattutto per gli uomini, si tratta di un riconoscimento importante verso la parità dei diritti, anche se ovviamente è solo il primo tassello e c’è ancora molta strada da fare. Queste riforme legislative appaiono decisamente più coerenti a una società in cui le donne rivestono sempre di più una figura lavorativa di pari importanza rispetto agli uomini.
Il testo è stato approvato in Parlamento e dovrà ora ottenere il via libera da parte degli stati membri. Per il nostro Paese si tratta di una novità assoluta, che serve senza dubbio a combattere la discriminazione tra i sessi nella distribuzione dei compiti genitoriali. Ma la legge riguarda anche la maternità e prevede un innalzamento del congedo parentale delle donne a 20 settimane e l’impossibilità di essere licenziate al rientro per sei mesi o di vedersi ridotto lo stipendio.
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