Quale neogenitore non ha passato ore a cullare il proprio figlio nel vano tentativo di calmarne il pianto? Se ne provano di tutti i colori: dalla ninna nanna alla camomilla, dai cartoni animati al biberon. Il problema è che spesso interpretiamo male le ragioni del suo pianto: perché urla tanto? Le lacrime si devono alla fame, al sonno o a un fastidio fisico? Ha freddo, paura o vuole essere cambiato? Lui ovviamente non può dircelo a parole altrimenti sarebbe tutto più semplice.
E se potesse? La tecnologia può fare miracoli e realizzare il sogno di molti genitori disperati. È questa la promessa di uno strumento che verrà lanciato a breve sul mercato: al momento è ancora in fase di progettazione presso il Dipartimento di Informatica e Ingegneria dei Sistemi del Muroran Institute of Technology, nell’isola di Hokkaido, ma il passaparola su internet è già partito e l’ansiosa attesa di mamme e papà è la migliore pubblicità per il “baby-traduttore”.
Secondo quanto si legge sulla rivista scientifica “Journal of Biometrics”, la difficoltà maggiore del dispositivo è la mancanza di un riscontro che ne confermi l’efficacia, non potendo ovviamente il neonato smentire o approvare l’interpretazione data.
Esteriormente il dispositivo avrà la grandezza di un telefono cellulare o di un lettore MP3: queste dimensioni tascabili consentono di farlo indossare al bebè come un braccialetto.
Ma come funziona in linea di massima il baby-traduttore?
Il sistema si basa su principi di statistica: i versi e le urla del neonato verranno misurati secondo la frequenza e classificati in base alla potenza dello spettro audio. Questo permetterà di formulare un archivio comprendente i diversi tipi di suono e lamenti con relativa spiegazione verbale.
I testi saranno visualizzati su un monitor. La novità dovrebbe arrivare nei negozi a fine anno 2011: solo in quel momento potrete scoprire se si tratta di un sistema efficace o di una semplice bufala. Nel frattempo non vi resta che armarvi di pazienza e fantasia!
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