Se i ragazzi guidano le macchinine elettriche a 14 anni, perché i bambini non dovrebbero possedere un telefono cellulare? Semplicemente perché neanche i ragazzi dovrebbero guidare; entrambe le situazioni, se da un lato si giustificano l’una con l’altra agli occhi dei genitori troppo permissivi, in realtà sono solo lo specchio di una società con una visione completamente distorta della realtà.
Ma soffermiamoci solo sull’argomento legato al telefono cellulare. Ormai è normale vedere per strada anche i più piccoli intrattenersi diversi minuti al cellulare, con i genitori, i nonni o gli amichetti.
Senz’altro i tempi sono cambiati e va bene che l’età di accesso a molti dispositivi tecnologici si è abbassata, però ci sono alcune abitudini che andrebbero preservate. Dotare un bambino di un telefono cellulare lo lega in modo ancora più stretto ai genitori, che possono così controllarlo in ogni momento. Se da un lato questo aspetto si può considerare positivo, dall’altro c’è il rischio che i genitori assumano un comportamento ossessivo nei confronti del figlio, chiamandolo con intollerabile frequenza.
Il discorso che viene spesso tralasciato (e che invece è di primaria importanza) è relativo alla salute: sono diversi gli studi che confermano l’influenza dei campi elettromagnetici sul corpo umano, specialmente se si tratta di bambini, ma esistono anche ricerche che negano la pericolosità delle radiazioni e quindi in molti si appellano a questa ambiguità scientifica. A chi credere quindi? Il buon senso dovrebbe spingere a utilizzare la cautela e a dare ascolto a chi lancia un allarme, ma non è così, tanto che l’84% dei bambini dagli otto anni in su posseggono un telefono cellulare. Sia loro che i genitori lo ritengono fondamentale sia per la sicurezza che per la comunicazione.
Avere un telefonino e quindi poter sempre essere in contatto con il proprio figlio non lo aiuta a responsabilizzarlo, perché a quel punto non avrà più orari da rispettare (sempre nei limiti) visto che ogni ritardo può essere comunicato in tempo reale.
Facciamo un esempio: se da piccoli capitava di giocare con gli amichetti al parco o si andava al mare (a proposito, i bambini fanno ancora queste cose?), si doveva rientrare a un’ora prestabilita e di solito ci si avviava verso casa con leggero anticipo per evitare che possibili imprevisti ritardassero il rientro. Immaginate ora, invece: ci si può permettere di non rispettare gli orari, basta fare una chiamata dal telefonino, inventare una scusa e tornare quando si vuole. Tanto i genitori sono tranquilli perché sanno di poter chiamare semmai dovessero stare in pensiero.
La sicurezza, quindi, rappresenta il cardine della politica pro cellulare anche per i più piccoli. Ma siamo davvero sicuri che poter contattare in ogni momento un figlio lo esponga a meno rischi? Perché? Paura che il bambino frequenti cattive compagnie? Una telefonata non rivela nulla; paura che il bambino finisca nelle attenzioni di un pedofilo? Il cellulare non si può usare come un’arma di difesa. E si potrebbero fare molti altri esempi.
Insomma, a guardare più a fondo la questione, emerge chiaramente che il telefonino in mano a un bambino presenta solo aspetti negativi: è nocivo per il suo organismo ed è inutile per qualsiasi altro scopo pedagogico o presunto tale. Potrebbero esserci indiscutibilmente circostanze in cui risulta di aiuto, ma se mettiamo sulla bilancia vantaggi e svantaggi, sarebbe il secondo piatto a pendere.
Va detto peraltro che i cellulari attuali sono dotati di fotocamera, di videocamera e di accesso a internet, per cui ai genitori spesso sfugge inevitabilmente il controllo sull’utilizzo che il figlio fa del proprio dispositivo.
Per non parlare delle conseguenze nelle scuole, dove i cellulari spesso vengono lasciati accessi e fatti squillare in modo maleducato e incurante durante le lezioni. Senza addentrarci dei casi limite in cui con il cellulare vengono ripresi i professori (sfociando in compartimenti lesivi della privacy altrui).
In conclusione, c’è bisogno di una maggiore attenzione e presenza dei genitori nella vita dei propri bambini e non di un telefono che funga da cercapersone. Non a caso sono proprio i genitori più distratti o troppo presi dal lavoro quelli favorevoli al cellulare, forse perché spesso l’unico rapporto comunicativo che hanno con i figli è rappresentato da una telefonata.
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