Avete deciso di adottare un bambino? È una decisione bellissima che vi regalerà molte soddisfazioni. Probabilmente ora vi starete guardando negli occhi con lo sguardo confuso ed eccitato, lo stesso che hanno le giovani coppie che scoprono di aspettare un bambino. Sappiate però che siete solo all’inizio di un percorso lungo e assolutamente non lineare.
L’iter burocratico comporta tempi di attesa anche molto lunghi, quindi bisogna armarsi di pazienza e forza di volontà. Potrebbe essere utile farsi seguire nelle pratiche di adozione da un’organizzazione di volontariato che opera nel campo.
In ogni caso, prima di iniziare questo cammino occorre, valutare i diversi aspetti e le possibili problematiche legate all’adozione: la volontà del bambino, una volta cresciuto, di riscoprire le proprie origini, il colore della pelle, le difficoltà di inserimento etc.
La scelta di adottare un bambino deve essere matura e soprattutto condivisa spontaneamente da entrambe le parti. I centri adozioni delle Asl possono fornire a questo proposito il supporto psicologico alle coppie che decidono di adottare un bambino, oltre a tutte le informazioni necessarie prima di presentare la domanda al tribunale.
Uno dei primi dubbi che si pone di fronte ai futuri genitori è la scelta tra adozione nazionale o internazionale: l’aggettivo nazionale non significa che il bambino sia necessariamente figlio di italiani ma che l’iter viene gestito all’interno del nostro Paese. I tempi dell’adozione nazionale sono mediamente di un anno a partire dalla presentazione della domanda. Il rischio più grande connesso all’adozione nazionale è il cosiddetto “rischio giuridico” ovvero la possibilità, prevista dalla legge, che il bambino debba ritornare nel nucleo familiare di origine (o andare a vivere con parenti fino al 4° grado) prima che termini il periodo di collocamento provvisorio. Prima del Decreto di Affidamento Pre-adottivo passa, infatti, un minimo di un anno in cui il bambino vive con la famiglia adottiva ma non ancora in maniera definitiva. L’ipotesi di rischio giuridico può essere comprensibilmente destabilizzante per i genitori adottivi, quindi è meglio prepararsi per tempo a questa eventualità per limitare l’impatto psicologico e la reazione emotiva di delusione.
L’adozione internazionale, invece, è quella di un bambino straniero nel suo paese di origine: l’iter burocratico è più lungo e complesso e difficilmente si risolve prima di tre anni. Il vantaggio più grande è sicuramente quello dell’arricchimento culturale.
L’adozione internazionale inoltre non è soggetta a rischio giuridico, anche se d’altra parte sussistono rischi di tipo sanitari e maggiori difficoltà di inserimento dovute alla lingua.
Se una coppia si orienta per una sola di queste alternative, al momento della domanda forse dovrebbe mettere in discussione la propria volontà di diventare genitore: in ogni caso è possibile cambiare idea anche in seguito, previa consultazione dei servizi sociali.
Del resto, la parte iniziale dell’iter burocratico è identica per entrambe le forme di adozione: prima di tutto occorre presentare la domanda all’ufficio di cancelleria civile del tribunale competente. Per le adozioni nazionali è il tribunale dei minori del territorio di residenza, per quelle internazionali è quello dell’ultimo domicilio o, in mancanza, quello di Roma.
Affinché la domanda venga accettata devono ricorrere i requisiti previsti dalla legge ossia: stabilità del rapporto (la coppia deve essere regolarmente coniugata da almeno tre anni o deve aver convissuto stabilmente per almeno tre anni prima del matrimonio e non devono esserci in corso cause di separazione), età anagrafica appropriata (i genitori dovranno superare di almeno 18 anni ma di non più di 45 anni l'età del il figlio da adottare).
Il Tribunale eseguirà un primo controllo di questi requisiti formali; saranno poi gli assistenti sociali a valutare la possibilità per la coppia di educare e mantenere economicamente il bambino. Gli organi di sicurezza valuteranno invece l’esistenza di eventuali condanne penali. Questa fase di indagini dura un massimo di 4 mesi dalla richiesta del tribunale. Dopo bisognerà solo attendere.
Tenete presente che la domanda vale tre anni dalla presentazione: trascorso inutilmente questo termine, bisognerà ripetere tutta la procedura. In caso di chiamata per adozione internazionale, ci sarà prima un incontro all’estero, nel paese di residenza del bambino. Dopo la chiamata (nel caso dell’adozione nazionale), come accennato prima, ci sarà un periodo di collocamento di minimo un anno prima dell’affidamento definitivo.
Se la gravidanza dura nove mesi, questo cammino è più lungo e non meno difficile, ma alla fine non mancheranno le soddisfazioni: complimenti, siete diventati genitori!
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