La dislessia non è una malattia molto rara eppure sono ancora molti i pregiudizi e i luoghi comuni su questo fenomeno. Prima di tutto va chiarito che il bambino dislessico non ha solo difficoltà nel linguaggio: si noteranno disordine, mancanza di concentrazione, difficoltà a scrivere, mancanza di autosufficienza, difficoltà a memorizzare i nomi dei compagni di classe etc.
Tutti questi possono essere campanelli d’allarme, anche se spesso la diagnosi non è tempestiva perché genitori e insegnanti tendono a colpevolizzare i bambini invece di prendere in considerazione l’eventualità della dislessia. In caso di dubbi è bene invece sottoporre il bambino a delle visite specialistiche e mettersi in contatto con un neuropsichiatra infantile o uno psicologo il logopedista.
Una volta ricevuta la diagnosi, cosa può fare il genitore di un bambino dislessico?
Prima di tutto accettare questa verità senza sensi di colpa: non è assolutamente vero, come molti credono, che la dislessia sia legata ad ambienti familiari svantaggiati in cui il bambino è poco seguito.
Altro luogo comune da sfatare è che un bambino dislessico sia meno intelligente di quelli “normali”: esistono però delle difficoltà innegabili nell’apprendimento e ci saranno dunque alcune attività, per altri magari automatiche, che per lui sono più complesse e richiedono un grande sforzo di concentrazione.
È compito dei genitori, quindi, seguirli in queste applicazioni e aiutarli nello svolgimento e nell’organizzazione dei propri compiti.
Fate dei compiti una routine quotidiana: programmate l’orario e ritagliate un apposito angolo della cameretta dedicato all’attività scolastica, ad esempio una scrivania. Distinguete in maniera netta, sia dal punto di vista temporale che spaziale, il momento dei compiti da quello del gioco, della tv o dello sport.
Nella programmazione della giornata inoltre evitate di imporre al bambino dislessico di fare i compiti subito dopo mangiato: per lui lo studio richiede uno sforzo notevole, quindi dovete dargli il tempo di recuperare a sufficienza dalla fatica fatta la mattina in classe.
Ottimizzare i tempi è importante: una sveglia può essere utile per cronometrarlo e migliorare.
Ma attenzione: la cosa più importante è la qualità. Fare tutti i compiti, ma in maniera disordinata e confusa, non ha senso. È importante che lo studio sia metodico: può aiutare anche suddividere le materie con colori diversi. Sicuramente il ricorso a strumenti di aiuto tecnologici, come calcolatrici o computer, può essere importante nello svolgimento dei compiti.
Ricordate che non potete e non dovete sostituirvi all’insegnante quindi assicuratevi che anche in classe non venga trascurato dai docenti.
Quella che dovete salvaguardare sopra ogni cosa è senza dubbio la relazione madre-figlio, che è la più importante. In ogni caso, compiti a parte, è importante essere ben documentati sulla dislessia e confrontarsi con medici e con altri genitori che vivono la stessa esperienza.
Riceverai una mail con le istruzioni per la pubblicazione del tuo commento.
I commenti sono moderati.