Si parla di gravidanza extrauterina, o più correttamente ectopica, quando l’embrione si impianta in una sede diversa rispetto a quella preposta, vale a dire al di fuori dell’utero. In più del 98% dei casi, l’impianto avviene in una delle due tube (con una leggera preferenza statistica per quello di destra, 60%), mentre molto più raramente interessa altre aree dell’apparato riproduttivo (ovaie, cervice) o l’addome.
Qualsiasi sia la sede, la gravidanza extrauterina è potenzialmente molto pericolosa per la donna: se non si interviene tempestivamente, può infatti portare esiti letali a seguito dell’emorragia dovuta alla rottura della tuba in cui si è annidato l’embrione; per il feto, invece, si conclude sempre (salvo rarissime eccezioni) con l’interruzione della gestazione.
Questo fenomeno colpisce circa 10 gravidanze ogni 1000, per cui rappresenta un rischio reale, anche se non alto, motivo per cui è bene sia effettuata un’ecografia nelle prime settimane di gravidanza per escluderlo (non sempre, infatti, si manifesta con sintomi riconoscibili e comunque tali sintomi sono facilmente confondibili con quelli causati da altre patologie).
Cause e sintomi
Esistono delle condizioni che favoriscono uno sviluppo extrauterino della gravidanza, tuttavia rimane un’eventualità tendenzialmente imprevedibile, rispetto a cui non esistono particolari precauzioni.
Ma cosa succede esattamente? L’ovulo, una volta rilasciato dal follicolo che l’ha prodotto, inizia il proprio cammino lungo le tube, dove avviene la fecondazione. Di norma il percorso si conclude nell’utero dopo 3-5 giorni: è qui che l’ovulo si impianta e cresce. Se però questo non avviene, esso rimane nella tuba, dove si annida su una parete e incomincia a trasformarsi nel piccolo ammasso di cellule che darà vita all’embrione. La tuba non è la sede adatta, soprattutto per le sue dimensioni ridotte, motivo per cui, entro un periodo variabile tra le 3 e le 6 settimane circa, si manifestano sintomi come dolori al basso ventre e sanguinamento. Se non si interviene tempestivamente si rischia la rottura della tuba, pericolosa sia per l’emorragia, sia per la futura fertilità della donna (per fortuna, gli esiti sono letali solo in 0,5 casi su 1.000 e sono dovuti in prevalenza a una diagnosi tardiva o mancata e a errori nell’assistenza medica).
A favorire la comparsa di una gravidanza extrauterina ci sono alcune condizioni preesistenti, in particolare tube danneggiate oppure ostruite a causa di infezioni come gonorrea e clamidia, malattie veneree o endometriosi, aderenze o tumori che ne hanno modificato l’anatomia impedendo il passaggio dell’ovulo. Precedenti interventi chirurgici a livello ginecologico possono aumentare la probabilità di incorrere in questo tipo di gravidanza, inclusi naturalmente i procedimenti di legatura delle tube (per motivi contraccettivi), così come le terapie di fecondazione assistita. Il rischio è poi aumentato se si ha avuto in passato una gravidanza extrauterina.
I sintomi, come accennato, sono tipici: dolori pelvici (nella stragrande maggioranza dei casi) e fenomeni di sanguinamento irregolare in assenza di mestruazioni. Data la loro precocità, può darsi che la donna non sappia nemmeno di essere incinta, per cui tali manifestazioni è bene siano accompagnate da un test di gravidanza. Se esso risulta positivo, rivolgetevi a un medico, che potrà diagnosticare una gravidanza extrauterina tramite misurazione dell’ormone Beta Hcg (i cui valori saranno inferiori a quelli attesi) ed ecografia.
Come si interviene
Per evitare complicanze, la diagnosi deve essere precoce: in questo modo le cure saranno più facili, più efficaci e meno invasive e rischiose per la donna. La procedura che si adotta nella maggior parte dei casi è l’attesa: se non ci sono dolori né emorragie e la camera gestazionale è di piccole dimensioni, l’episodio si concluderà spontaneamente senza particolari conseguenze. Se questa procedura non funziona, si interviene con terapia farmacologica per bloccare lo sviluppo embrionale (sempre e solo nelle fasi iniziali della gravidanza e se non ci sono emorragie e dolori), mentre l’operazione chirurgica è l’unica strada in casi di urgenza, sia per il rischio di rottura della tuba sia se la sede è la cervice o l’addome. Si interviene in laparoscopia, quindi in modo poco invasivo e nella stragrande maggioranza delle volte si riesce a salvare la tuba interessata.
Salvo rarissime eccezioni, la gravidanza extrauterina non può mai proseguire e quindi non si potrà mettere al mondo il bambino. Una speranza è possibile solo in caso di gravidanze addominali: spesso sono diagnosticate tardi e a volte si riesce a salvare il feto che avrà una nascita prematura ma che potrà sopravvivere grazie alla terapia intensiva.
Le donne che hanno avuto una gravidanza extrauterina devono essere tenute sotto controllo quando ne tenteranno un’altra, perché il rischio di recidiva esiste, ma tendenzialmente si riesce a portare avanti una seconda gravidanza senza complicazioni (in caso di terapia farmacologica o chirurgica per la risoluzione di quella extrauterina è possibile che si consigli un periodo di attesa prima di provare a concepire nuovamente). Se l’episodio ha compromesso le tube (per asportazione o altre forme di danneggiamento), bisognerà rivolgersi alla fecondazione assistita.
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