C’è una differenza di circa due settimane tra il periodo definito di gestazione e quello della gravidanza: la distinzione nasce a partire da come viene calcolato da ginecologi e future mamme l’inizio dei 9 mesi di attesa. Vediamo più nel dettaglio questa differenza.
Quando tutto inizia…
La fecondazione dell’ovulo materno a opera degli spermatozoi può avvenire soltanto in un arco temporale molto limitato all’interno del ciclo mensile femminile. L’ovulo è infatti fertile - e quindi la donna ha l’opportunità di concepire - solo quando esso inizia la sua discesa verso l’utero, il luogo dove si anniderà il feto. Questo momento, che dura circa 24 ore, avviene in teoria 14 giorni dopo il primo giorno delle mestruazioni. Naturalmente si tratta di una media: non tutte le donne hanno un ciclo regolare di 28 giorni (calcolati dal primo giorno della precedente mestruazione all'ultimo prima delle successive), né questo periodo rimane stabile nel corso della loro vita né, infine, l’ovulazione avviene sempre esattamente a metà di questo periodo.
Fatta questa premessa è semplice comprendere come mai ci sia una differenza di due settimane, 14 giorni appunto, tra gestazione e gravidanza: la gestazione è il modo in cui è definito tutto il periodo che va dal concepimento alla nascita del bambino, mentre la gravidanza si calcola dal primo giorno in cui sono comparse le ultime mestruazioni.
Si tratta quindi di una differenza non eccessiva, ma che si giustifica con la difficoltà di datare con esattezza il concepimento: non solo il momento dell’ovulazione non è certo, ma bisogna anche tenere presente il periodo di sopravvivenza degli spermatozoi una volta che si trovano nell’utero della donna, periodo che può arrivare fino a cinque giorni. Per semplicità e comodità, quindi, si stabilisce l’inizio della gravidanza in un giorno preciso come è quello della comparsa delle ultime mestruazioni, mentre la gestazione è una definizione medica che indica con maggiore esattezza il periodo reale di sviluppo del feto nel corpo materno.
… e finisce
Lo scarto temporale tra gestazione e gravidanza implica anche un differente calcolo relativo alle settimane di attesa, anche se solitamente la data presunta del parto è stimata a partire dalla data dell’ultima mestruazione cui si sommano 40 settimane, vale a dire 280 giorni (che equivalgono ai tradizionali 9 mesi più 10 giorni). Da qualche tempo si preferisce infatti utilizzare una misurazione più precisa, che ha sostituito con il calcolo in settimane quello in mesi. Se per esempio sono passate 14 settimane dal primo giorno dell’ultima mestruazione, vuole dire che queste sono le settimane di gravidanza, ma il feto avrà circa 12 settimane, che equivalgono ad altrettante di gestazione.
Per calcolare l’età del nascituro, oltre ai due indicatori appena descritti, esiste una misurazione più precisa, che si utilizza in due casi: quando non è nota la data di inizio dell’ultima mestruazione (in caso di cicli irregolari, che non compaiono tutti i mesi o per semplice dimenticanza della donna) o se ci sono discrepanze significative tra le settimane presunte di gravidanza e quelle stabilite a partire dalla misurazione del feto. Si tratta dell’età ultrasonografica, che si fissa nel corso della prima ecografia (da effettuare entro il primo trimestre), a partire dal confronto tra la CRL (crown rump lenght), la lunghezza del bimbo dal vertice del cranio all'osso sacro, e apposite tabelle.
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