L’amniocentesi è uno degli esami più invasivi che talvolta è opportuno effettuare durante il periodo di gestazione.
Il fine di questo sistema diagnostico è tracciare una mappa cromosomica del bambino.
Attraverso la mappa cromosomica è possibile determinare il sesso del feto e di poter conoscere con anticipo l’eventuale presenza di anomalie genetiche e malattie.
E’ necessario sottoporsi a questo esame tra la sedicesima e la diciottesima settimana di gravidanza, in questo modo i rischi legati alla natura invasiva dell’amniocentesi si abbassano notevolmente.
Le controindicazioni sono poche e generalmente la madre può stare tranquilla circa la salute del piccolo e di sé stessa.
L’esame si svolge tramite il prelievo di un campione di liquido amniotico (la sostanza in cui galleggia il feto) direttamente dal pancione della madre.
Per effettuare questa delicata operazione il medico si serve di uno strumento dotato di un ago molto lungo e affilato, che viene introdotto nell’utero materno dall’esterno, sotto la guida di un’ecografia.
L’amniocentesi non provoca sofferenza alla madre o al nascituro, il fastidio che si prova durante l’esame è paragonabile a quello di una banale iniezione intramuscolare.
I ginecologi consigliano di osservare un paio di giorni di riposo dopo essersi sottoposte all’amniocentesi, al fine di scongiurare anche la più piccola percentuale di controindicazioni.
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