I 5 esercizi tibetani
I cinque esercizi tibetani sono dei rituali di origine orientale, accostabili alle pratiche dello yoga, che si basano su movimenti e posture per sciogliere tensioni e contratture (non solo fisiche ma anche psicologiche), far scorrere l'energia vitale e favorire l’equilibrio tra mente e corpo.
Diffusi grazie a un opuscolo della fine degli anni Trenta del Novecento, che è probabilmente un falso (o meglio, si basa su una storia che vorrebbe conferire credibilità ai riti, ma che non è altro che un’invenzione dell’autore sulla scia dell’attenzione, diventata una vera e propria moda, verso l’Oriente e le sue pratiche), rappresenterebbero anche un metodo per tornare giovani, sia dal punto di vista dell’aspetto fisico, sia delle capacità e delle ritrovate energie. L’invecchiamento non sarebbe altro, infatti, che un blocco di energia vitale, che grazie a questi riti tornerebbe a scorrere nuovamente nel corpo.
La storia… e la leggenda
La storia dell’origine di questi rituali si confonde con la leggenda. Nel 1939 un viaggiatore di nome Peter Kelder pubblicò un libro chiamato The Eye of Revelation, che contiene cinque esercizi da effettuare ogni giorno, insieme ad alcuni consigli per uno stile di vita e un'alimentazione non solo adatti a migliorare lo stato psicofisico, ma anche e soprattutto che promettono un ringiovanimento complessivo del corpo.
L’autore racconta di averli appresi da un colonnello inglese di stanza in India ma ormai in pensione che aveva scoperto una comunità di monaci, in un monastero remoto sull’Himalaya. Questi monaci avrebbero scoperto il segreto dell’eterna giovinezza: i cinque rituali, appunto. Il piccolo libro (un opuscolo di una trentina di pagine) fu dimenticato dopo la prima pubblicazione, per poi essere riscoperto negli anni Ottanta, anche in Italia, dove è ancora oggi in commercio con il titolo I cinque tibetani.
Tuttavia si tratta con molta probabilità di un falso: la storia del colonnello inglese e del monastero misterioso in cui sarebbe stata scoperta la formula dell’eterna giovinezza non è credibile, soprattutto perché alcuni elementi che costituiscono i rituali contrastano con i principi della sapienza tibetana (uno su tutti, indicare in 7 il numero dei chakra, mentre nella medicina tibetana sono 5), con i valori cui essa si ispira (per esempio, il rifiuto della ricerca della giovinezza, che è invece alla base dei rituali) e con la sua storia (non ci sono citazioni dei 5 riti se non nel libro di Kelder).
Gli esercizi
I cinque rituali sono degli esercizi fisici, ma anche dei riti, perché sono da praticare in modo regolare. Si basano sulla dottrina dei chakra, il punto di incontro dei canali in cui scorre l’energia vitale, la cui apertura è in grado di nutrire il corpo e la mente. Nonostante prevedano precise posture e movimenti, non sono da confondere con una ginnastica tradizionale: a importare, infatti, non è il risultato (vale a dire che il movimento sia eseguito alla perfezione), quanto l’atteggiamento con cui si praticano e la capacità di riportare l’attenzione su ciò che si sta facendo e quindi su di sé.
Vediamo i cinque esercizi:
Esistono delle varianti di questi esercizi per chi è agli inizi o non vuole sollecitare troppo la schiena o altre parti del corpo, mentre per i più esperti si consiglia di ripetere più volte ogni rituale.
Non esiste un momento della giornata migliore per effettuarli (la mattina danno energia, la sera conciliano il rilassamento e il sonno), ma è sempre consigliata una preparazione muscolare preventiva (qualche stiramento e ripetute rotazioni del collo o degli arti sono necessari per scaldarsi prima di iniziare).
Un cenno merita anche il cosiddetto sesto rituale, non descritto dal libro di Kelder, ma che riguarderebbe una tra le energie più potenti, quella sessuale, da incanalare al di là dell’atto sessuale vero e proprio (i monaci avevano fatto voto di castità) verso altri settori dell’esistenza, come la creatività o la conoscenza.
Diffusi grazie a un opuscolo della fine degli anni Trenta del Novecento, che è probabilmente un falso (o meglio, si basa su una storia che vorrebbe conferire credibilità ai riti, ma che non è altro che un’invenzione dell’autore sulla scia dell’attenzione, diventata una vera e propria moda, verso l’Oriente e le sue pratiche), rappresenterebbero anche un metodo per tornare giovani, sia dal punto di vista dell’aspetto fisico, sia delle capacità e delle ritrovate energie. L’invecchiamento non sarebbe altro, infatti, che un blocco di energia vitale, che grazie a questi riti tornerebbe a scorrere nuovamente nel corpo.
La storia… e la leggenda
La storia dell’origine di questi rituali si confonde con la leggenda. Nel 1939 un viaggiatore di nome Peter Kelder pubblicò un libro chiamato The Eye of Revelation, che contiene cinque esercizi da effettuare ogni giorno, insieme ad alcuni consigli per uno stile di vita e un'alimentazione non solo adatti a migliorare lo stato psicofisico, ma anche e soprattutto che promettono un ringiovanimento complessivo del corpo.
L’autore racconta di averli appresi da un colonnello inglese di stanza in India ma ormai in pensione che aveva scoperto una comunità di monaci, in un monastero remoto sull’Himalaya. Questi monaci avrebbero scoperto il segreto dell’eterna giovinezza: i cinque rituali, appunto. Il piccolo libro (un opuscolo di una trentina di pagine) fu dimenticato dopo la prima pubblicazione, per poi essere riscoperto negli anni Ottanta, anche in Italia, dove è ancora oggi in commercio con il titolo I cinque tibetani.
Tuttavia si tratta con molta probabilità di un falso: la storia del colonnello inglese e del monastero misterioso in cui sarebbe stata scoperta la formula dell’eterna giovinezza non è credibile, soprattutto perché alcuni elementi che costituiscono i rituali contrastano con i principi della sapienza tibetana (uno su tutti, indicare in 7 il numero dei chakra, mentre nella medicina tibetana sono 5), con i valori cui essa si ispira (per esempio, il rifiuto della ricerca della giovinezza, che è invece alla base dei rituali) e con la sua storia (non ci sono citazioni dei 5 riti se non nel libro di Kelder).
Gli esercizi
I cinque rituali sono degli esercizi fisici, ma anche dei riti, perché sono da praticare in modo regolare. Si basano sulla dottrina dei chakra, il punto di incontro dei canali in cui scorre l’energia vitale, la cui apertura è in grado di nutrire il corpo e la mente. Nonostante prevedano precise posture e movimenti, non sono da confondere con una ginnastica tradizionale: a importare, infatti, non è il risultato (vale a dire che il movimento sia eseguito alla perfezione), quanto l’atteggiamento con cui si praticano e la capacità di riportare l’attenzione su ciò che si sta facendo e quindi su di sé.
Vediamo i cinque esercizi:
- Il primo consiste in una rotazione su se stessi, a braccia aperte, ripetuta più volte, con espirazione ogni volta che si incontra con lo sguardo un punto prescelto, sempre lo stesso
- Il secondo si effettua in posizione sdraiata, con la schiena aderente al suolo, sollevando contemporaneamente la testa verso il petto e le gambe verso l’alto, inspirando, per poi riportare testa e gambe a terra durante l’espirazione
- Nel terzo si è in ginocchio, con le mani sui glutei e la testa sul petto. Si inspira mentre si inarca la schiena e si getta la testa all’indietro e si espira quando si torna nella posizione di partenza
- Il quarto rituale prescrive di essere seduti a gambe distese e leggermente divaricate, con i palmi delle mani aderenti al terreno e vicino al corpo: il movimento è quello di piegare le ginocchia e alzarsi a ponte con il bacino, mentre la testa va all’indietro. Si torna seduti durante l'espirazione
- Il quinto e ultimo esercizio si effettua sdraiati sulla pancia, ma con il busto eretto e sostenuto dalle braccia, per poi sollevare il bacino. Sempre espirando si torna alla posizione da cui si è partiti
Esistono delle varianti di questi esercizi per chi è agli inizi o non vuole sollecitare troppo la schiena o altre parti del corpo, mentre per i più esperti si consiglia di ripetere più volte ogni rituale.
Non esiste un momento della giornata migliore per effettuarli (la mattina danno energia, la sera conciliano il rilassamento e il sonno), ma è sempre consigliata una preparazione muscolare preventiva (qualche stiramento e ripetute rotazioni del collo o degli arti sono necessari per scaldarsi prima di iniziare).
Un cenno merita anche il cosiddetto sesto rituale, non descritto dal libro di Kelder, ma che riguarderebbe una tra le energie più potenti, quella sessuale, da incanalare al di là dell’atto sessuale vero e proprio (i monaci avevano fatto voto di castità) verso altri settori dell’esistenza, come la creatività o la conoscenza.
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