Tecniche abortive

ASPIRAZIONE ENDOMETRIALE O ESTRAZIONE MESTRUALE
Questa tecnica non è considerata un vero e proprio aborto, ma una sorta di interruzione di gravidanza preventiva, e si può attuare entro le prime 4-6 settimane dall’ultima mestruazione.
Il sistema consiste nell’inserzione attraverso il collo dell’utero di una cannula flessibile alla cui estremità è fissata una pompa elettrica o meccanica.
Anche se in alcuni casi basta solo una siringa se si tratta di gravidanza precocissima – che aspira delicatamente i tessuti della parete uterina cioè il rivestimento cresciuto nell’arco del ciclo mestruale, e se la donna è in stato di gravidanza anche il tessuto fetale.
Per applicare questo metodo non è necessaria neppure l’anestesia locale, si avvertono solo dei lievi crampi, e in molti consultori, specie negli Stati Uniti, viene utilizzato come sistema di prevenzione della gravidanza, asportando il tessuto uterino e impedendo quindi lo stato di fertilità.
Originariamente questo metodo veniva utilizzato dai consultori femminili proprio per prevenire gravidanze indesiderate, agendo sui tessuti del ciclo mestruale o su quelli fetali delle primissime settimane. I rischi di questo intervento sono praticamente nulli, la cannula flessibile non lacera le pareti uterine ed è eseguibile anche da personale paramedico.
EVACUAZIONE UTERINA PRECOCE
L’evacuazione uterina precoce o aborto molto precoce viene eseguito sulle donne la cui gravidanza non abbia ancora superato la settima o l’ottava settimana.
A differenza dell’aspirazione endometriale che non richiede la dilatazione del collo dell’utero questa pratica consente l’evacuazione del feto tramite dilatazione cervicale e sempre con l’utilizzo di un tubo flessibile.
I vantaggi di questo sistema sono l’immediato sollievo psicologico, la facilità della pratica che può essere eseguita da personale paramedico addestrato, il costo estremamente basso della sua applicazione.
ASPIRAZIONE
Dalla settima sino alla dodicesima settimana dall’ultimo ciclo, una volta confermata la gravidanza, per asportare il tessuto fetale si ricorre all’intervento di aspirazione detto anche di dilatazione ed evacuazione.
Il sistema è molto simile ai precedenti con la differenza che in questo caso si deve procedere con un’anestesia locale e la dilatazione del collo uterino dipende dalle dimensioni del feto che si deve asportare.
La cannula che viene inserita nel collo cervicale può raggiungere la dimensione di 12 mm, non è flessibile ma rigida, ed è collegata ad una cannula flessibile a sua volta congiunta ad un sistema di suzione che aspira il tessuto fetale dalle pareti dell’utero e deposita il tutto all’interno di un contenitore asettico.
L’intervento dura una decina di minuti, è veloce, di facile esecuzione e può essere effettuato da personale paramedico addestrato.
Questo sistema di aborto entro le 12 settimane è il più diffuso in tutto il mondo proprio grazie alla sua estrema semplicità, all’immediata sensazione di sollievo psicologico e anche alla poca invasività.
I rischi o le complicazioni sono tendenti allo zero, rarissimi i casi di perforazione, emorragia, aborto incompleto o infezione.
DILATAZIONE E RASCHIAMENTO
Il sistema di dilatazione e raschiamento era il metodo più comunemente usato prima che l’aspirazione si dimostrasse il metodo migliore e più pratico di asportazione entro i tre mesi.
Questo intervento abortivo può essere effettuato entro le 12 settimane (ma oramai si preferisce procedere con l’aspirazione come accennato) ma anche dalla dodicesima alla quindicesima.
Questa pratica è una di quelle inserite nel contesto dell’aborto tardivo, cioè l’aborto dopo i 90 giorni legali, e per la quale è necessario il consenso del medico per procedere. L’operazione consiste in una dilatazione del collo dell’utero maggiore rispetto ai 12 mm, prevede l’anestesia totale, e per raschiare le pareti uterine il medico deve utilizzare la curette (uno specifico attrezzo chirurgico) indi rimuovere il tessuto fetale col forcipe.
Questo intervento viene caldamente consigliato fra la 13° e la 15° settimana di gravidanza, oltre questo termine si deve infatti procedere con un intervento chirurgico molto più invasivo e rischioso.
La pratica della dilatazione e del raschiamento è infatti estremamente sicura anche se comporta qualche rischio o controindicazione maggiore rispetto alle precedenti, stiamo comunque parlando di casi rari e sporadici.
Il raschiamento viene eseguito anche in caso di aborto spontaneo dopo la 12° settimana e di espulsione solo parziale del tessuto fetale. Per le donne che alla 13° settimana si accorgono tardivamente dello stato di gravidanza questo intervento comporta un coinvolgimento psicologico nettamente inferiore che attendere la 16° settimana per poter procedere con l’aborto indotto.
TRAVAGLIO INDOTTO O ABORTO TARDIVO
Una fra le pratiche abortive estreme è quella del travaglio indotto, detto anche aborto tardivo, ed è un’interruzione di gravidanza decisamente meno diffusa da quelle elencate, dato che avviene fra la 16° e la 24° settimana dall’ultimo ciclo.
Dopo la 15° settimana di gravidanza le pareti del collo dell’utero si dilatano e si inclinano diventando quindi più spugnose e delicate, è impossibile di conseguenza estrarre il feto direttamente dalla cavità cervicale o si rischierebbero forti emorragie, lacerazioni e complicazioni.
Si procede quindi con l’esecuzione di un parto “naturale”: all’interno della sacca amniotica viene introdotta una soluzione che provoca l’aborto del feto, quindi dopo diverse ore si assiste ad un travaglio, alla dilatazione della cervice e all’espulsione naturale del feto e della placenta.
Questo sistema può comportare dei rischi se non si individua la sacca amniotica, ed è per questo che si attende la 16° settimana per procedere, inoltre è decisamente più scioccante per la donna la quale deve partorire un feto morto.
I rischi maggiori di questo intervento (che è comunque fra i più sicuri della sanità) riguardano un possibile problema della coagulazione in conseguenza all’inserimento della soluzione salina utilizzata per abortire il feto.
In qualche caso quando vengono utilizzate le prostaglandine (sostanza affine agli ormoni femminili) il feto può essere espulso ancora vivo e lo shock per la donna è sicuramente maggiore – ciò avviene con maggior incidenza se lo stato della gravidanza è vicino alle 24 settimane. In conseguenza di ciò molte cliniche limitano il tempo di attuazione di questa metodologia abortiva alla 20°settimana.
ISTERECTOMIA
L’isterectomia è l’intervento più rischioso e invasivo della medicina abortiva, si tratta infatti di una vera e propria operazione chirurgica.
L’operazione viene eseguita in sala operatoria e sotto anestesia totale eseguita da personale chirurgico esperto, e come per un parto con taglio cesareo viene effettuata un’incisione nel basso ventre, solitamente sotto la linea dei peli pubici, dalla quale viene estratto poi il feto.
Sicuramente l’indice di mortalità o di complicazioni conseguente a questo metodo sono superiori rispetto ai sistemi precedentemente elencati, ma la medicina ha fatto passi da gigante in questo settore, e l’asportazione chirurgica di un feto è fra gli interventi da sala operatoria più sicuri della sanità.
Da non confondere l’isterotomia con l’isterectomia, l’aborto indotto da pratica chirurgica non compromette affatto il sistema riproduttivo.
L’isterectomia può essere effettuata già dalla decima settimana ma solitamente viene assegnata alle gravidanze dalla sedicesima settimana in poi.
Il suo utilizzo è raro ed estremo e riguarda i casi di complicazioni di gravidanza, o di impossibilità di utilizzare i metodi precedentemente elencati.
Questa tecnica non è considerata un vero e proprio aborto, ma una sorta di interruzione di gravidanza preventiva, e si può attuare entro le prime 4-6 settimane dall’ultima mestruazione.
Il sistema consiste nell’inserzione attraverso il collo dell’utero di una cannula flessibile alla cui estremità è fissata una pompa elettrica o meccanica.
Anche se in alcuni casi basta solo una siringa se si tratta di gravidanza precocissima – che aspira delicatamente i tessuti della parete uterina cioè il rivestimento cresciuto nell’arco del ciclo mestruale, e se la donna è in stato di gravidanza anche il tessuto fetale.
Per applicare questo metodo non è necessaria neppure l’anestesia locale, si avvertono solo dei lievi crampi, e in molti consultori, specie negli Stati Uniti, viene utilizzato come sistema di prevenzione della gravidanza, asportando il tessuto uterino e impedendo quindi lo stato di fertilità.
Originariamente questo metodo veniva utilizzato dai consultori femminili proprio per prevenire gravidanze indesiderate, agendo sui tessuti del ciclo mestruale o su quelli fetali delle primissime settimane. I rischi di questo intervento sono praticamente nulli, la cannula flessibile non lacera le pareti uterine ed è eseguibile anche da personale paramedico.
EVACUAZIONE UTERINA PRECOCE
L’evacuazione uterina precoce o aborto molto precoce viene eseguito sulle donne la cui gravidanza non abbia ancora superato la settima o l’ottava settimana.
A differenza dell’aspirazione endometriale che non richiede la dilatazione del collo dell’utero questa pratica consente l’evacuazione del feto tramite dilatazione cervicale e sempre con l’utilizzo di un tubo flessibile.
I vantaggi di questo sistema sono l’immediato sollievo psicologico, la facilità della pratica che può essere eseguita da personale paramedico addestrato, il costo estremamente basso della sua applicazione.
ASPIRAZIONE
Dalla settima sino alla dodicesima settimana dall’ultimo ciclo, una volta confermata la gravidanza, per asportare il tessuto fetale si ricorre all’intervento di aspirazione detto anche di dilatazione ed evacuazione.
Il sistema è molto simile ai precedenti con la differenza che in questo caso si deve procedere con un’anestesia locale e la dilatazione del collo uterino dipende dalle dimensioni del feto che si deve asportare.
La cannula che viene inserita nel collo cervicale può raggiungere la dimensione di 12 mm, non è flessibile ma rigida, ed è collegata ad una cannula flessibile a sua volta congiunta ad un sistema di suzione che aspira il tessuto fetale dalle pareti dell’utero e deposita il tutto all’interno di un contenitore asettico.
L’intervento dura una decina di minuti, è veloce, di facile esecuzione e può essere effettuato da personale paramedico addestrato.
Questo sistema di aborto entro le 12 settimane è il più diffuso in tutto il mondo proprio grazie alla sua estrema semplicità, all’immediata sensazione di sollievo psicologico e anche alla poca invasività.
I rischi o le complicazioni sono tendenti allo zero, rarissimi i casi di perforazione, emorragia, aborto incompleto o infezione.
DILATAZIONE E RASCHIAMENTO
Il sistema di dilatazione e raschiamento era il metodo più comunemente usato prima che l’aspirazione si dimostrasse il metodo migliore e più pratico di asportazione entro i tre mesi.
Questo intervento abortivo può essere effettuato entro le 12 settimane (ma oramai si preferisce procedere con l’aspirazione come accennato) ma anche dalla dodicesima alla quindicesima.
Questa pratica è una di quelle inserite nel contesto dell’aborto tardivo, cioè l’aborto dopo i 90 giorni legali, e per la quale è necessario il consenso del medico per procedere. L’operazione consiste in una dilatazione del collo dell’utero maggiore rispetto ai 12 mm, prevede l’anestesia totale, e per raschiare le pareti uterine il medico deve utilizzare la curette (uno specifico attrezzo chirurgico) indi rimuovere il tessuto fetale col forcipe.
Questo intervento viene caldamente consigliato fra la 13° e la 15° settimana di gravidanza, oltre questo termine si deve infatti procedere con un intervento chirurgico molto più invasivo e rischioso.
La pratica della dilatazione e del raschiamento è infatti estremamente sicura anche se comporta qualche rischio o controindicazione maggiore rispetto alle precedenti, stiamo comunque parlando di casi rari e sporadici.
Il raschiamento viene eseguito anche in caso di aborto spontaneo dopo la 12° settimana e di espulsione solo parziale del tessuto fetale. Per le donne che alla 13° settimana si accorgono tardivamente dello stato di gravidanza questo intervento comporta un coinvolgimento psicologico nettamente inferiore che attendere la 16° settimana per poter procedere con l’aborto indotto.
TRAVAGLIO INDOTTO O ABORTO TARDIVO
Una fra le pratiche abortive estreme è quella del travaglio indotto, detto anche aborto tardivo, ed è un’interruzione di gravidanza decisamente meno diffusa da quelle elencate, dato che avviene fra la 16° e la 24° settimana dall’ultimo ciclo.
Dopo la 15° settimana di gravidanza le pareti del collo dell’utero si dilatano e si inclinano diventando quindi più spugnose e delicate, è impossibile di conseguenza estrarre il feto direttamente dalla cavità cervicale o si rischierebbero forti emorragie, lacerazioni e complicazioni.
Si procede quindi con l’esecuzione di un parto “naturale”: all’interno della sacca amniotica viene introdotta una soluzione che provoca l’aborto del feto, quindi dopo diverse ore si assiste ad un travaglio, alla dilatazione della cervice e all’espulsione naturale del feto e della placenta.
Questo sistema può comportare dei rischi se non si individua la sacca amniotica, ed è per questo che si attende la 16° settimana per procedere, inoltre è decisamente più scioccante per la donna la quale deve partorire un feto morto.
I rischi maggiori di questo intervento (che è comunque fra i più sicuri della sanità) riguardano un possibile problema della coagulazione in conseguenza all’inserimento della soluzione salina utilizzata per abortire il feto.
In qualche caso quando vengono utilizzate le prostaglandine (sostanza affine agli ormoni femminili) il feto può essere espulso ancora vivo e lo shock per la donna è sicuramente maggiore – ciò avviene con maggior incidenza se lo stato della gravidanza è vicino alle 24 settimane. In conseguenza di ciò molte cliniche limitano il tempo di attuazione di questa metodologia abortiva alla 20°settimana.
ISTERECTOMIA
L’isterectomia è l’intervento più rischioso e invasivo della medicina abortiva, si tratta infatti di una vera e propria operazione chirurgica.
L’operazione viene eseguita in sala operatoria e sotto anestesia totale eseguita da personale chirurgico esperto, e come per un parto con taglio cesareo viene effettuata un’incisione nel basso ventre, solitamente sotto la linea dei peli pubici, dalla quale viene estratto poi il feto.
Sicuramente l’indice di mortalità o di complicazioni conseguente a questo metodo sono superiori rispetto ai sistemi precedentemente elencati, ma la medicina ha fatto passi da gigante in questo settore, e l’asportazione chirurgica di un feto è fra gli interventi da sala operatoria più sicuri della sanità.
Da non confondere l’isterotomia con l’isterectomia, l’aborto indotto da pratica chirurgica non compromette affatto il sistema riproduttivo.
L’isterectomia può essere effettuata già dalla decima settimana ma solitamente viene assegnata alle gravidanze dalla sedicesima settimana in poi.
Il suo utilizzo è raro ed estremo e riguarda i casi di complicazioni di gravidanza, o di impossibilità di utilizzare i metodi precedentemente elencati.
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Commenti (1)
Inviato da
giada
il 19/10/2011
alle 14:50

Ho letto il vostro articolo sull' i.v.g, poichè ho abbastanza fretta prima che scadino i termini, vorrei sapere se è possibile le strutture che praticano questa aspirazione endometriale.
Sono disperata
Sono disperata
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