Filofobia: come superarla?

Sicuramente è accaduto a tutti, dopo un’esperienza di coppia negativa o un abbandono, di pensare che sarebbe meglio non innamorarsi nuovamente e che, alla fine, ogni relazione comporta sofferenze, tali da non giustificare, tante volte, nemmeno il suo inizio. Eppure si tratta di solito di reazioni normali e soprattutto passeggere. Dopo qualche tempo, magari grazie a un incontro casuale con una persona che ci ha fatto di nuovo battere il cuore, si riaccende la voglia di stringere un legame amoroso e ci si rende conto di come le paure provate siano state superate.
Capita però che si sviluppi un’anomala e intensissima ansia nei confronti della possibilità di allacciare una nuova relazione e che il timore di altre sofferenze blocchi a tal punto il soggetto da precludergli ogni possibilità di innamorarsi di nuovo. In questo caso, se si tratta di una vera condizione patologica che non si risolve da sé con il tempo, si parla di filofobia, la paura di amare.
Non voglio soffrire ancora
Solitamente il rifiuto di provare sentimenti amorosi è una condizione che ha profondi legami con la propria vita passata. È stato per esempio suggerito che sia frutto di gravi carenze affettive durante gli anni dell’infanzia. Questa condizione ha spesso dei sintomi fisici evidenti: tachicardia, sudorazione, senso di nausea, capogiri, difficoltà a respirare, tutti tipici di uno stato intenso di ansia e simili agli effetti di un attacco di panico.
Inoltre porta la persona a mettere in atto tutta una serie di meccanismi psicologici di rifiuto del problema e di difesa come, per esempio, credere di essere innamorati di qualcuno che è irraggiungibile e impossibile, evitando il rischio di doversi quindi confrontare con la possibilità di una vera relazione, oppure iniziare relazioni che si sa essere fallimentari in partenza, secondo il principio della profezia che si auto avvera.
L’amore: una condizione esaltante, un momento di passaggio
Certo l’innamoramento è una condizione esaltante, ma difficile, che ci mette di fronte al rischio di soffrire, che spesso fa sperimentare una sensazione di incertezza e di precarietà. L’inizio di una relazione, poi, per quanto sostenuta dalla passione, impone di mettere a nudo la propria personalità, di aprirsi all’altra persona, di far emergere anche gli aspetti negativi di sé. È, in sostanza, un momento di passaggio, di ridefinizione della propria vita e del proprio essere, per accogliere l’altro: è normale essere un po’ spaventati e andare incontro a fasi di sconforto o leggera ansia.
Cosa fare?
Escludendo i casi patologici, che vanno seguiti e risolti con l’aiuto di uno psicologo, il quale sarà in grado di definire la giusta terapia rintracciando i veri motivi scatenanti della fobia, di fronte a una persistente paura di innamorarsi la prima cosa importante è rendersene conto. Analizzare con sincerità i propri stati d’animo permette di capire che c’è una difficoltà, difficoltà che potrà essere superata con il tempo e, soprattutto, la vicinanza del partner.
La fuga è il comportamento peggiore che si possa adottare: impedendo a una nuova relazione di nascere si conferma la propria scelta di evitare un legame amoroso, aumentando e alimentando le ansie e le paure. Una volta inseriti in una coppia bisogna poi imporsi di non anticipare con il pensiero, o peggio dicendolo direttamente all’altra persona, la fine e il fallimento della relazione ed è anche bene non fare paragoni con le proprie storie passate, quelle che hanno portato all’attuale paura di impegnarsi nuovamente. Non solo ogni relazione è unica, ma siamo noi stessi a costruirla e a deciderne l’esito, per cui il confronto con vicende negative, che hanno fatto soffrire, rischia di creare un circolo vizioso, da cui non sarà facile uscire.
Inoltre, può essere utile anche non nascondere ansie e timori al partner: si scoprirà probabilmente che li vive anche lui/lei, e questo sarà un conforto. In più, e questo è un meccanismo psicologico valido in tantissime occasioni, condividere le proprie ansie con gli altri ha l’effetto di portarle fuori da noi, facendocele vedere da una prospettiva esterna, più distaccata, con la possibilità di vederle diminuite: perderanno cioè tutta la forza che si attribuiva loro quando erano solo un nostro pensiero.
Capita però che si sviluppi un’anomala e intensissima ansia nei confronti della possibilità di allacciare una nuova relazione e che il timore di altre sofferenze blocchi a tal punto il soggetto da precludergli ogni possibilità di innamorarsi di nuovo. In questo caso, se si tratta di una vera condizione patologica che non si risolve da sé con il tempo, si parla di filofobia, la paura di amare.
Non voglio soffrire ancora
Solitamente il rifiuto di provare sentimenti amorosi è una condizione che ha profondi legami con la propria vita passata. È stato per esempio suggerito che sia frutto di gravi carenze affettive durante gli anni dell’infanzia. Questa condizione ha spesso dei sintomi fisici evidenti: tachicardia, sudorazione, senso di nausea, capogiri, difficoltà a respirare, tutti tipici di uno stato intenso di ansia e simili agli effetti di un attacco di panico.
Inoltre porta la persona a mettere in atto tutta una serie di meccanismi psicologici di rifiuto del problema e di difesa come, per esempio, credere di essere innamorati di qualcuno che è irraggiungibile e impossibile, evitando il rischio di doversi quindi confrontare con la possibilità di una vera relazione, oppure iniziare relazioni che si sa essere fallimentari in partenza, secondo il principio della profezia che si auto avvera.
L’amore: una condizione esaltante, un momento di passaggio
Certo l’innamoramento è una condizione esaltante, ma difficile, che ci mette di fronte al rischio di soffrire, che spesso fa sperimentare una sensazione di incertezza e di precarietà. L’inizio di una relazione, poi, per quanto sostenuta dalla passione, impone di mettere a nudo la propria personalità, di aprirsi all’altra persona, di far emergere anche gli aspetti negativi di sé. È, in sostanza, un momento di passaggio, di ridefinizione della propria vita e del proprio essere, per accogliere l’altro: è normale essere un po’ spaventati e andare incontro a fasi di sconforto o leggera ansia.
Cosa fare?
Escludendo i casi patologici, che vanno seguiti e risolti con l’aiuto di uno psicologo, il quale sarà in grado di definire la giusta terapia rintracciando i veri motivi scatenanti della fobia, di fronte a una persistente paura di innamorarsi la prima cosa importante è rendersene conto. Analizzare con sincerità i propri stati d’animo permette di capire che c’è una difficoltà, difficoltà che potrà essere superata con il tempo e, soprattutto, la vicinanza del partner.
La fuga è il comportamento peggiore che si possa adottare: impedendo a una nuova relazione di nascere si conferma la propria scelta di evitare un legame amoroso, aumentando e alimentando le ansie e le paure. Una volta inseriti in una coppia bisogna poi imporsi di non anticipare con il pensiero, o peggio dicendolo direttamente all’altra persona, la fine e il fallimento della relazione ed è anche bene non fare paragoni con le proprie storie passate, quelle che hanno portato all’attuale paura di impegnarsi nuovamente. Non solo ogni relazione è unica, ma siamo noi stessi a costruirla e a deciderne l’esito, per cui il confronto con vicende negative, che hanno fatto soffrire, rischia di creare un circolo vizioso, da cui non sarà facile uscire.
Inoltre, può essere utile anche non nascondere ansie e timori al partner: si scoprirà probabilmente che li vive anche lui/lei, e questo sarà un conforto. In più, e questo è un meccanismo psicologico valido in tantissime occasioni, condividere le proprie ansie con gli altri ha l’effetto di portarle fuori da noi, facendocele vedere da una prospettiva esterna, più distaccata, con la possibilità di vederle diminuite: perderanno cioè tutta la forza che si attribuiva loro quando erano solo un nostro pensiero.
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