Amori adolescenziali: niente privacy!

All’epoca dei nostri nonni l’amore era fatto di lettere, sacrifici e promesse, ai tempi dei nostri genitori i rapporti nascevano dopo appuntamenti sotto il controllo dei fratelli maggiori o dei genitori.
E i giovani d’oggi come si amano? Come è cambiato il modo di vivere i primi rapporti di coppia. Probabilmente il primo elemento che emerge ad un confronto generazionale è il passaggio dal discreto al pubblico, dall’amore sussurrato a quello urlato.
Prima gli amori erano vissuti con riserbo e pudore: due sentimenti che in epoca moderna hanno lasciato spazio alla voglia di stupire e apparire. Dalle scritte sui muri ai messaggi sulla bacheca di Facebook: tutto deve essere plateale.
Se fino a qualche anno fa la novità era rappresentata dagli amori che nascevano in chat, oggi molte sono le storielle tra adolescenti e non solo che finiscono sul Social Network. Basta cambiare lo status del proprio profilo e passare da fidanzati a single per porre fine a una storia: perché quello che conta è che gli altri sappiano.
E se prima i genitori invitavano a un comportamento decoroso per la preoccupazione, a volte anche ipocrita, di quello che “gli altri potessero pensare”, oggi invece è proprio a questi “altri” che sono rivolti i nostri gesti e le nostre azioni, anche quelle che per natura dovrebbero essere private e intime.
Un messaggio gridato ai quattro venti non potrà mai avere l’intensità di un ti amo sussurrato all’orecchio in un momento intimo ed eterno: prima di giungere al destinatario, troppe orecchie e occhi estranei lo avranno contaminato e denaturato. Prima le vecchiette pettegole dovevano spiare i fidanzatini da dietro le tende, oggi gli basta modernizzarsi e farsi un account su Facebook per sapere dettagli privati degli altri.
Non è solo la tecnologia ad agire come Deus ex machina che muove i fili degli amori e decide come debbano nascere e morire: alla base di questo cambiamento nell’impostazione dei rapporti non ci sono solo cellulari, smartphone e computer. Si tratta di una concezione culturale più generale che predilige il pubblico al privato. Perché i giovani d’oggi hanno paura di guardarsi dentro e restare in silenzio? Forse hanno paura del vuoto che li riempie e che con i rumori si copre. Sarebbe bello, a volte, riscoprire il valore dell’intimità, di un bigliettino scritto di pugno e di un complimento detto in privato.
E i giovani d’oggi come si amano? Come è cambiato il modo di vivere i primi rapporti di coppia. Probabilmente il primo elemento che emerge ad un confronto generazionale è il passaggio dal discreto al pubblico, dall’amore sussurrato a quello urlato.
Prima gli amori erano vissuti con riserbo e pudore: due sentimenti che in epoca moderna hanno lasciato spazio alla voglia di stupire e apparire. Dalle scritte sui muri ai messaggi sulla bacheca di Facebook: tutto deve essere plateale.
Se fino a qualche anno fa la novità era rappresentata dagli amori che nascevano in chat, oggi molte sono le storielle tra adolescenti e non solo che finiscono sul Social Network. Basta cambiare lo status del proprio profilo e passare da fidanzati a single per porre fine a una storia: perché quello che conta è che gli altri sappiano.
E se prima i genitori invitavano a un comportamento decoroso per la preoccupazione, a volte anche ipocrita, di quello che “gli altri potessero pensare”, oggi invece è proprio a questi “altri” che sono rivolti i nostri gesti e le nostre azioni, anche quelle che per natura dovrebbero essere private e intime.
Un messaggio gridato ai quattro venti non potrà mai avere l’intensità di un ti amo sussurrato all’orecchio in un momento intimo ed eterno: prima di giungere al destinatario, troppe orecchie e occhi estranei lo avranno contaminato e denaturato. Prima le vecchiette pettegole dovevano spiare i fidanzatini da dietro le tende, oggi gli basta modernizzarsi e farsi un account su Facebook per sapere dettagli privati degli altri.
Non è solo la tecnologia ad agire come Deus ex machina che muove i fili degli amori e decide come debbano nascere e morire: alla base di questo cambiamento nell’impostazione dei rapporti non ci sono solo cellulari, smartphone e computer. Si tratta di una concezione culturale più generale che predilige il pubblico al privato. Perché i giovani d’oggi hanno paura di guardarsi dentro e restare in silenzio? Forse hanno paura del vuoto che li riempie e che con i rumori si copre. Sarebbe bello, a volte, riscoprire il valore dell’intimità, di un bigliettino scritto di pugno e di un complimento detto in privato.
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