Influenza aviaria

L’influenza aviaria, nota anche come “peste aviaria” o A/H5N1, è un’influenza virale e contagiosa che colpisce tutte le specie di uccelli, selvatici e domestici.
L’influenza aviaria deriva da un sottotipo del virus dell’influenza A.
Alla fine del 2003 il virus si è diffuso nel sud est asiatico per poi espandersi in Europa nel 2005 e arrivare, seppur in quantità più modeste, anche in Italia.
Il virus, dapprima circoscritto ai volatili, si è diffuso anche all’uomo: in Asia si sono verificati casi di contagio fra animale e uomo, provocando morti. Le cause sono da ricercare nella mutazione genetica del virus A/H5N1. Si tratta infatti di un virus altamente instabile che ha la possibilità di mutare facilmente la sua composizione genetica, fenomeno che può favorire la produzione di nuovi sottotipi virali capaci di contagiare altri essere viventi diversi dagli uccelli.
Più sporadici e non pienamente verificati, invece, i contagi da essere umano a essere umano.
Le cause dell’influenza aviaria
La malattia è causata da un virus dell’influenza di tipo A. Le maggiori responsabili della diffusione del virus sono le anatre selvatiche (fonte: FAO), ritenute le fonti di contagio per il pollame di allevamento. Essendo animali migratori, inoltre, hanno la possibilità di diffondere l’influenza in diversi continenti.
Un ulteriore motivo di diffusione dell’influenza aviaria, forse responsabile del contagio umano, è la vendita, nei paesi asiatici, di pollame vivo (molto probabilmente infetto) nei mercati.
Anche attrezzi, macchinari, mangimi e indumenti contaminati possono diffondere il virus.
Incubazione, contagiosità e durata dell’influenza aviaria
Il virus è molto aggressivo per gli uccelli e risulta molto contagioso.
È stato accertato che il virus viene eliminato dai volatili attraverso le feci, dove però riesce a sopravvivere. Il contatto con le feci è uno dei modi con cui più frequentemente altri uccelli vengono infettati. Essendo resistente alle basse temperature, inoltre, il virus può sopravvivere nelle feci e nei tessuti (anche di uccelli già morti) per molto tempo.
Gli uccelli migratori trasportano il virus e durante le soste, fermandosi in prossimità di zone umide, possono venire a contatto con volatili domestici, con un rischio molto alto di infezione e contagio. Gli uccelli domestici (oche, galline, anatre) sono l’anello di congiunzione tra uccelli selvatici e altri animali domestici: sembra infatti che il maiale possieda recettori per il virus A (in particolare dei sottotipi H1N1, H3N2, H1N2) e la possibilità di contagio è piuttosto alta. Il maiale, dunque, può svolgere il ruolo di incubatore per la trasmissione del virus ad altre specie.
Il virus dell’influenza aviaria può sopravvivere in ambienti freddi fino a 3 mesi. In ambienti umidi, invece, il virus sopravvive 4 giorni ad una temperatura di 22° C e arriva ad una sopravvivenza di 30 giorni a 0° C.
Come già verificato, il virus aviario può essere trasmesso anche all’uomo. A partire dal 2003 si sono verificati alcuni casi di contagio umano, soprattutto in Asia. In molti casi il contagio è avvenuto a causa di contatto diretto e continuato con animali infetti e in condizioni di scarsa igiene. La maggior parte dei contagi, infatti, è avvenuta principalmente per cause professionali (nelle fattorie o nei mercati che vendevano pollame vivo).
Mentre in Asia l’influenza aviaria si è largamente diffusa, in Italia il controllo delle condizioni igieniche ha permesso il monitoraggio dell’influenza aviaria e il contenimento dell’espansione del virus.
Fino a questo momento non è stato accertato con sicurezza alcun caso di contagio fra uomo e uomo. L’OMS esclude, per ora, che il virus abbia subìto modificazioni tali che il virus acquisisca geni umani e che, di conseguenza, abbia facoltà di trasmissione fra esseri umani. Controlli precauzionali sono comunque garantiti a chiunque abbia contratto il virus, in modo da poter tenere sotto controllo il decorso della malattia e lo stato di sviluppo del virus.
I sintomi dell’influenza aviaria
Negli esseri umani i sintomi più comuni dell’influenza aviaria sono molto simili a quelli della normale influenza stagionale, ma compaiono con maggior virulenza e possono essere, talvolta, mortali.
I sintomi maggiormente riscontrati sono febbre, tosse e gola irritata, congiuntivite e occhi arrossati, dolori muscolari.
Si sono inoltre verificati casi di gravi problemi di respirazione e di polmonite, a causa dei quali l’influenza si aggrava e può diventare molto pericolosa, talvolta fatale.
Le cure
Le cure principali sono costituite da antivirali, che però non sempre risultano essere efficaci.
Gli antivirali sono prevalentemente di 2 tipi:
- Il primo tipo di antivirale permette di bloccare il materiale antivirale dopo che il virus è penetrato nelle cellule;
- Il secondo tipo di antivirale blocca invece le proteine N, ostacolando la creazione di nuove particelle dalla cellula colpita dal virus.
In realtà l’efficacia di questi antivirali non è ancora del tutto dimostrata.
Il vaccino per l’influenza aviaria
Attualmente non esiste ancora un vaccino efficace per l’uomo.
Esistono invece alcuni vaccini a cui gli uccelli rispondono in modo positivo.
La prevenzione
In attesa di un vaccino per la cura dell’influenza aviaria, il Ministero della Salute e l’OMS hanno predisposto alcuni provvedimenti per cercare di circoscrivere e arrestare la diffusione dell’influenza aviaria.
Per quanto riguarda la prevenzione sui volatili, i provvedimenti prevedono:
- Controllo e certificazione di qualità del pollame: secondo i provvedimenti del Ministero, il veterinario avrà il compito di decretare lo stato di salute dei polli e l’igiene degli spazi a loro adibiti, consegnando il certificato di qualità e di bollo sanitario per le aziende avicole ritenute sane; qualora le carni avicole e i volatili risultassero a rischio influenza aviaria o infetti, la loro vendita sarà categoricamente proibita e il pollame dovrà essere eliminato;
- Utilizzo di gabbie coperte e chiuse per gli uccelli domestici: in questo modo si evita la possibilità che gli uccelli selvatici possano venire a contatto con gli uccelli domestici;
- Vaccino: dal 2004 l’Italia provvede a vaccinare gli uccelli con un vaccino bivalente, adatto sia all’H7N1 che all’H5N1 e efficace negli uccelli;
- Eliminazione uccelli: i provvedimenti in materia vanno dalla distruzione del pollame infetto o presunto tale alla quarantena preventiva per controllare lo sviluppo della malattia.
Le regole di prevenzione riguardanti i prodotti alimentari, invece, sono:
- Acquistare soltanto il pollame di cui sono garantite l’origine e la provenienza;
- Assicurarsi che la carne sia ben cotta;
- Separare nel frigo gli alimenti cotti da quelli crudi, per evitare contaminazioni incrociate;
- Lavarsi bene le mani dopo aver toccato alimenti crudi, specialmente se si tratta di pollame;
La carne di pollo può infettare l’uomo?
Se la carne di pollo ha il bollo sanitario rilasciato dal medico veterinario, il pericolo è praticamente nullo. La sicurezza sanitaria e la salute del pollo sono infatti garantite dal bollo sanitario.
Il bollo sanitario deve essere presente direttamente sul prodotto oppure sulla confezione o sull’imballaggio.
Tale bollo, di forma ovale, dovrà essere munito di:
- Sigla di identificazione del paese di provenienza;
- Numero di riconoscimento del veterinario dello stabilimento che ha spedito la partita di pollame;
- Indicazione della tipologia di stabilimento.
Pandemia
Si parla di pandemia quando un virus:
- È composto di proteine sconosciute al sistema immunitario umano: in questo modo, dunque, l’uomo non sarebbe immune al virus;
- È in grado di infettare l’uomo;
- È in grado di trasmettersi da uomo a uomo.
L’OMS ha dichiarato che il livello di allerta raggiunto è il livello 4: la pandemia, dunque, non è ancora in atto.
Essendo però un virus molto instabile, c’è il rischio che i possibili mutamenti (fino ad ora NON avvenuti) creino un nuovo virus a cui l’uomo è sensibile, capace dunque di diffondersi da uomo a uomo. In questo caso saremmo di fronte ad un virus a cui la popolazione non è immune e, di conseguenza, il rischio di pandemia potrebbe aumentare.
L’influenza aviaria deriva da un sottotipo del virus dell’influenza A.
Alla fine del 2003 il virus si è diffuso nel sud est asiatico per poi espandersi in Europa nel 2005 e arrivare, seppur in quantità più modeste, anche in Italia.
Il virus, dapprima circoscritto ai volatili, si è diffuso anche all’uomo: in Asia si sono verificati casi di contagio fra animale e uomo, provocando morti. Le cause sono da ricercare nella mutazione genetica del virus A/H5N1. Si tratta infatti di un virus altamente instabile che ha la possibilità di mutare facilmente la sua composizione genetica, fenomeno che può favorire la produzione di nuovi sottotipi virali capaci di contagiare altri essere viventi diversi dagli uccelli.
Più sporadici e non pienamente verificati, invece, i contagi da essere umano a essere umano.
Le cause dell’influenza aviaria
La malattia è causata da un virus dell’influenza di tipo A. Le maggiori responsabili della diffusione del virus sono le anatre selvatiche (fonte: FAO), ritenute le fonti di contagio per il pollame di allevamento. Essendo animali migratori, inoltre, hanno la possibilità di diffondere l’influenza in diversi continenti.
Un ulteriore motivo di diffusione dell’influenza aviaria, forse responsabile del contagio umano, è la vendita, nei paesi asiatici, di pollame vivo (molto probabilmente infetto) nei mercati.
Anche attrezzi, macchinari, mangimi e indumenti contaminati possono diffondere il virus.
Incubazione, contagiosità e durata dell’influenza aviaria
Il virus è molto aggressivo per gli uccelli e risulta molto contagioso.
È stato accertato che il virus viene eliminato dai volatili attraverso le feci, dove però riesce a sopravvivere. Il contatto con le feci è uno dei modi con cui più frequentemente altri uccelli vengono infettati. Essendo resistente alle basse temperature, inoltre, il virus può sopravvivere nelle feci e nei tessuti (anche di uccelli già morti) per molto tempo.
Gli uccelli migratori trasportano il virus e durante le soste, fermandosi in prossimità di zone umide, possono venire a contatto con volatili domestici, con un rischio molto alto di infezione e contagio. Gli uccelli domestici (oche, galline, anatre) sono l’anello di congiunzione tra uccelli selvatici e altri animali domestici: sembra infatti che il maiale possieda recettori per il virus A (in particolare dei sottotipi H1N1, H3N2, H1N2) e la possibilità di contagio è piuttosto alta. Il maiale, dunque, può svolgere il ruolo di incubatore per la trasmissione del virus ad altre specie.
Il virus dell’influenza aviaria può sopravvivere in ambienti freddi fino a 3 mesi. In ambienti umidi, invece, il virus sopravvive 4 giorni ad una temperatura di 22° C e arriva ad una sopravvivenza di 30 giorni a 0° C.
Come già verificato, il virus aviario può essere trasmesso anche all’uomo. A partire dal 2003 si sono verificati alcuni casi di contagio umano, soprattutto in Asia. In molti casi il contagio è avvenuto a causa di contatto diretto e continuato con animali infetti e in condizioni di scarsa igiene. La maggior parte dei contagi, infatti, è avvenuta principalmente per cause professionali (nelle fattorie o nei mercati che vendevano pollame vivo).
Mentre in Asia l’influenza aviaria si è largamente diffusa, in Italia il controllo delle condizioni igieniche ha permesso il monitoraggio dell’influenza aviaria e il contenimento dell’espansione del virus.
Fino a questo momento non è stato accertato con sicurezza alcun caso di contagio fra uomo e uomo. L’OMS esclude, per ora, che il virus abbia subìto modificazioni tali che il virus acquisisca geni umani e che, di conseguenza, abbia facoltà di trasmissione fra esseri umani. Controlli precauzionali sono comunque garantiti a chiunque abbia contratto il virus, in modo da poter tenere sotto controllo il decorso della malattia e lo stato di sviluppo del virus.
I sintomi dell’influenza aviaria
Negli esseri umani i sintomi più comuni dell’influenza aviaria sono molto simili a quelli della normale influenza stagionale, ma compaiono con maggior virulenza e possono essere, talvolta, mortali.
I sintomi maggiormente riscontrati sono febbre, tosse e gola irritata, congiuntivite e occhi arrossati, dolori muscolari.
Si sono inoltre verificati casi di gravi problemi di respirazione e di polmonite, a causa dei quali l’influenza si aggrava e può diventare molto pericolosa, talvolta fatale.
Le cure
Le cure principali sono costituite da antivirali, che però non sempre risultano essere efficaci.
Gli antivirali sono prevalentemente di 2 tipi:
- Il primo tipo di antivirale permette di bloccare il materiale antivirale dopo che il virus è penetrato nelle cellule;
- Il secondo tipo di antivirale blocca invece le proteine N, ostacolando la creazione di nuove particelle dalla cellula colpita dal virus.
In realtà l’efficacia di questi antivirali non è ancora del tutto dimostrata.
Il vaccino per l’influenza aviaria
Attualmente non esiste ancora un vaccino efficace per l’uomo.
Esistono invece alcuni vaccini a cui gli uccelli rispondono in modo positivo.
La prevenzione
In attesa di un vaccino per la cura dell’influenza aviaria, il Ministero della Salute e l’OMS hanno predisposto alcuni provvedimenti per cercare di circoscrivere e arrestare la diffusione dell’influenza aviaria.
Per quanto riguarda la prevenzione sui volatili, i provvedimenti prevedono:
- Controllo e certificazione di qualità del pollame: secondo i provvedimenti del Ministero, il veterinario avrà il compito di decretare lo stato di salute dei polli e l’igiene degli spazi a loro adibiti, consegnando il certificato di qualità e di bollo sanitario per le aziende avicole ritenute sane; qualora le carni avicole e i volatili risultassero a rischio influenza aviaria o infetti, la loro vendita sarà categoricamente proibita e il pollame dovrà essere eliminato;
- Utilizzo di gabbie coperte e chiuse per gli uccelli domestici: in questo modo si evita la possibilità che gli uccelli selvatici possano venire a contatto con gli uccelli domestici;
- Vaccino: dal 2004 l’Italia provvede a vaccinare gli uccelli con un vaccino bivalente, adatto sia all’H7N1 che all’H5N1 e efficace negli uccelli;
- Eliminazione uccelli: i provvedimenti in materia vanno dalla distruzione del pollame infetto o presunto tale alla quarantena preventiva per controllare lo sviluppo della malattia.
Le regole di prevenzione riguardanti i prodotti alimentari, invece, sono:
- Acquistare soltanto il pollame di cui sono garantite l’origine e la provenienza;
- Assicurarsi che la carne sia ben cotta;
- Separare nel frigo gli alimenti cotti da quelli crudi, per evitare contaminazioni incrociate;
- Lavarsi bene le mani dopo aver toccato alimenti crudi, specialmente se si tratta di pollame;
La carne di pollo può infettare l’uomo?
Se la carne di pollo ha il bollo sanitario rilasciato dal medico veterinario, il pericolo è praticamente nullo. La sicurezza sanitaria e la salute del pollo sono infatti garantite dal bollo sanitario.
Il bollo sanitario deve essere presente direttamente sul prodotto oppure sulla confezione o sull’imballaggio.
Tale bollo, di forma ovale, dovrà essere munito di:
- Sigla di identificazione del paese di provenienza;
- Numero di riconoscimento del veterinario dello stabilimento che ha spedito la partita di pollame;
- Indicazione della tipologia di stabilimento.
Pandemia
Si parla di pandemia quando un virus:
- È composto di proteine sconosciute al sistema immunitario umano: in questo modo, dunque, l’uomo non sarebbe immune al virus;
- È in grado di infettare l’uomo;
- È in grado di trasmettersi da uomo a uomo.
L’OMS ha dichiarato che il livello di allerta raggiunto è il livello 4: la pandemia, dunque, non è ancora in atto.
Essendo però un virus molto instabile, c’è il rischio che i possibili mutamenti (fino ad ora NON avvenuti) creino un nuovo virus a cui l’uomo è sensibile, capace dunque di diffondersi da uomo a uomo. In questo caso saremmo di fronte ad un virus a cui la popolazione non è immune e, di conseguenza, il rischio di pandemia potrebbe aumentare.
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