Endometriosi

L’endometriosi è una malattia cronica che colpisce circa il 15% delle donne in età fertile. Stiamo parlando quindi di 3 milioni di italiane e di 140 milioni di donne in tutto il mondo. Siamo di fronte a cifre incredibili per una patologia che spesso rimane sconosciuta o viene diagnosticata con molti anni di ritardo. Una patologia che può influenzare profondamente l’esistenza delle donne che ne sono affette, essendo causa frequente d’infertilità e di un dolore pelvico cronico che può mettere in discussione lo stile di vita, la serenità, la vita di coppia e anche l’efficienza sul lavoro.
L'endometriosi è una malattia causata dalla presenza anomala di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Questo può trovarsi sulla superficie di altri organi quali ovaie, tube, ma anche vagina, intestino e, in casi più rari, persino polmoni.
Ogni 28 giorni, seguendo l’andamento fisiologico del ciclo mestruale, anche i focolai endometriali extrauterini vanno incontro a sfaldamento e conseguente sanguinamento, provocando irritazione e infiammazione dei tessuti circostanti, con formazione di cicatrici e aderenze.
Le cause dell’endometriosi
Non si hanno ancora delle certezze circa le cause dell’endometriosi, ma esistono cinque diverse teorie al riguardo.
• Mestruazioni retrograde.
Una certa quantità di sangue mestruale, invece di fuoriuscire attraverso il canale vaginale, tornerebbe indietro, dirigendosi verso le tube, e portando con sé pezzi di tessuto endometriale, che finirebbero con l’impiantarsi e crescere nell’addome. In realtà, una presenza limitata di sangue retrogrado è assolutamente fisiologica e non provoca alcun danno. Ma, probabilmente, una quantità superiore alla media, su soggetti già affetti da squilibri immunitari o ormonali, potrebbe permettere al tessuto endometriale di radicarsi e crescere anche al di fuori della cavità uterina.
• Isole di tessuto embrionale residuo.
La presenza di tessuto non differenziato in soggetti adulti è relativamente frequente. Queste isole sparse in varie zone del corpo potrebbero successivamente però trasformarsi anche in tessuto endometriale e quindi sanguinare periodicamente. Ciò spiegherebbe l’endometriosi completamente delocalizzata, come quella presente a livello dei bronchi, dei polmoni o dei seni paranasali.
• Trasporto tramite circolazione.
Il tessuto endometriale potrebbe distribuirsi dall'utero ad altre aree dell’organismo per mezzo del sistema linfatico o sanguigno.
• Ereditarietà.
L’endometriosi potrebbe essere trasmessa geneticamente e quindi avere una forte componente familiare. A supporto di questa teoria, basti ricordare che il 5,8% delle sorelle e l'8,1% delle madri di pazienti affette presentano la medesima patologia.
• Impianti in sede chirurgica.
Potrebbero verificarsi impianti involontari di tessuto durante determinate operazioni svolte a livello pelvico. Sono state infatti riscontrate frequentemente isole endometriali in corrispondenza di cicatrici chirurgiche.
È probabile che tutte e cinque le teorie siano valide e causino in percentuali diverse l’endometriosi.
Forme di endometriosi
In base alla localizzazione del tessuto e quindi delle aderenze si parla di:
• Endometriosi Pelvica (utero, tube, ovaie, legamenti ovarici)
• Extrapelvica (il resto dell’organismo, dall’intestino ai polmoni)
Sintomi dell’endometriosi
Il sintomo più frequente (60% dei casi) è il dolore, presente in diverse forme e localizzazioni:
• pelvico cronico, durante il ciclo mestruale,
• ovarico, nel periodo intermestruale,
• all’evacuazione,
• durante l'atto sessuale o post-coitale,
• cefalico.
Un altro sintomo molto frequente, e che spesso porta le pazienti dal medico, consiste nella difficoltà ad avere figli. Questo si realizza tramite infertilità, la donna non riesce a rimanere incinta, o aborti spontanei.
Quasi il 40% delle pazienti che si rivolgono ai centri specializzati nella procreazione assistita sono affette da endometriosi.
Infine, altri sintomi frequenti sono i disturbi a livello intestinale, come periodi di stitichezza alternati a diarrea. In questo caso spesso la prima ipotesi presa in considerazione è il colon irritabile, ma la diagnosi differenziale è possibile facendo attenzione all’andamento ciclico della sintomatologia. Andamento legato ovviamente alle fasi ormonali del periodo mestruale.
Nel caso di localizzazioni extrapelviche particolari anche la sintomatologia è sui generis, ed anche in questo caso la diagnosi è ipotizzabile solo se non ci si lascia sfuggire la ciclicità dei disturbi. Una localizzazione vescicale può dare un quadro di cistite, una a livello dei seni paranasali può dare epistassi, e una a livello polmonare può addirittura causare emotorace.
Le cure
L’unica terapia in grado di curare definitivamente l’endometriosi è quella chirurgica, che deve tendere alla completa eliminazione di tutti i focolai. In questo campo l’ideale è rappresentato dall’intervento laparoscopico, caratterizzato da precisione e ripetibilità dell’esecuzione.
La terapia medica invece è solo un palliativo. E si avvale di alcuni farmaci (agonisti del GNRH) che bloccano gli ormoni ovarici. Queste medicine inducono una menopausa temporanea che però presenta tutti i sintomi della menopausa vera e propria, come la secchezza vaginale, la perdita di calcio e le vampate di calore. Attualmente si sta provando ad associare piccole dosi di questa terapia con ormoni femminili, in modo da ridurre gli effetti sgradevoli.
L'endometriosi è una malattia causata dalla presenza anomala di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Questo può trovarsi sulla superficie di altri organi quali ovaie, tube, ma anche vagina, intestino e, in casi più rari, persino polmoni.
Ogni 28 giorni, seguendo l’andamento fisiologico del ciclo mestruale, anche i focolai endometriali extrauterini vanno incontro a sfaldamento e conseguente sanguinamento, provocando irritazione e infiammazione dei tessuti circostanti, con formazione di cicatrici e aderenze.
Le cause dell’endometriosi
Non si hanno ancora delle certezze circa le cause dell’endometriosi, ma esistono cinque diverse teorie al riguardo.
• Mestruazioni retrograde.
Una certa quantità di sangue mestruale, invece di fuoriuscire attraverso il canale vaginale, tornerebbe indietro, dirigendosi verso le tube, e portando con sé pezzi di tessuto endometriale, che finirebbero con l’impiantarsi e crescere nell’addome. In realtà, una presenza limitata di sangue retrogrado è assolutamente fisiologica e non provoca alcun danno. Ma, probabilmente, una quantità superiore alla media, su soggetti già affetti da squilibri immunitari o ormonali, potrebbe permettere al tessuto endometriale di radicarsi e crescere anche al di fuori della cavità uterina.
• Isole di tessuto embrionale residuo.
La presenza di tessuto non differenziato in soggetti adulti è relativamente frequente. Queste isole sparse in varie zone del corpo potrebbero successivamente però trasformarsi anche in tessuto endometriale e quindi sanguinare periodicamente. Ciò spiegherebbe l’endometriosi completamente delocalizzata, come quella presente a livello dei bronchi, dei polmoni o dei seni paranasali.
• Trasporto tramite circolazione.
Il tessuto endometriale potrebbe distribuirsi dall'utero ad altre aree dell’organismo per mezzo del sistema linfatico o sanguigno.
• Ereditarietà.
L’endometriosi potrebbe essere trasmessa geneticamente e quindi avere una forte componente familiare. A supporto di questa teoria, basti ricordare che il 5,8% delle sorelle e l'8,1% delle madri di pazienti affette presentano la medesima patologia.
• Impianti in sede chirurgica.
Potrebbero verificarsi impianti involontari di tessuto durante determinate operazioni svolte a livello pelvico. Sono state infatti riscontrate frequentemente isole endometriali in corrispondenza di cicatrici chirurgiche.
È probabile che tutte e cinque le teorie siano valide e causino in percentuali diverse l’endometriosi.
Forme di endometriosi
In base alla localizzazione del tessuto e quindi delle aderenze si parla di:
• Endometriosi Pelvica (utero, tube, ovaie, legamenti ovarici)
• Extrapelvica (il resto dell’organismo, dall’intestino ai polmoni)
Sintomi dell’endometriosi
Il sintomo più frequente (60% dei casi) è il dolore, presente in diverse forme e localizzazioni:
• pelvico cronico, durante il ciclo mestruale,
• ovarico, nel periodo intermestruale,
• all’evacuazione,
• durante l'atto sessuale o post-coitale,
• cefalico.
Un altro sintomo molto frequente, e che spesso porta le pazienti dal medico, consiste nella difficoltà ad avere figli. Questo si realizza tramite infertilità, la donna non riesce a rimanere incinta, o aborti spontanei.
Quasi il 40% delle pazienti che si rivolgono ai centri specializzati nella procreazione assistita sono affette da endometriosi.
Infine, altri sintomi frequenti sono i disturbi a livello intestinale, come periodi di stitichezza alternati a diarrea. In questo caso spesso la prima ipotesi presa in considerazione è il colon irritabile, ma la diagnosi differenziale è possibile facendo attenzione all’andamento ciclico della sintomatologia. Andamento legato ovviamente alle fasi ormonali del periodo mestruale.
Nel caso di localizzazioni extrapelviche particolari anche la sintomatologia è sui generis, ed anche in questo caso la diagnosi è ipotizzabile solo se non ci si lascia sfuggire la ciclicità dei disturbi. Una localizzazione vescicale può dare un quadro di cistite, una a livello dei seni paranasali può dare epistassi, e una a livello polmonare può addirittura causare emotorace.
Le cure
L’unica terapia in grado di curare definitivamente l’endometriosi è quella chirurgica, che deve tendere alla completa eliminazione di tutti i focolai. In questo campo l’ideale è rappresentato dall’intervento laparoscopico, caratterizzato da precisione e ripetibilità dell’esecuzione.
La terapia medica invece è solo un palliativo. E si avvale di alcuni farmaci (agonisti del GNRH) che bloccano gli ormoni ovarici. Queste medicine inducono una menopausa temporanea che però presenta tutti i sintomi della menopausa vera e propria, come la secchezza vaginale, la perdita di calcio e le vampate di calore. Attualmente si sta provando ad associare piccole dosi di questa terapia con ormoni femminili, in modo da ridurre gli effetti sgradevoli.
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