L’iperglicemia è la conseguenza immediata del cattivo funzionamento dell’insulina e si manifesta con l’accumulo di glucosio nel sangue. È un requisito caratterizzante di questa malattia dal quale scaturiscono complicanze quali la microangiopatia. Si tratta di un’alterazione nella circolazione dei piccoli vasi arteriosi che provoca la fragilità dei capillari con conseguente degenerazione della retina e dei reni.
Il numero delle persone affette da diabete è in crescita sia nei paesi economicamente evoluti sia in quelli che stanno iniziando un loro potenziamento. Si ritiene che una delle ragioni sia da ricercarsi in un regime alimentare basato su un accrescimento quantitativo ma non di qualità: si mangia molto di più ma molto peggio.
Un altro motivo è il cambiamento dell’attività lavorativa che, richiedendo un minor dispendio energetico, costringe all’immobilità per lunga parte della giornata.
Attualmente si calcola che in Italia il 9,2% della popolazione ha problemi sia con la malattia conclamata che con condizioni che potrebbero condurre al suo sviluppo.
Le cause del diabete
Il diabete di Tipo 1 si sviluppa su una base di fattori genetici che predispongono il soggetto alla malattia se messi in concomitanza con particolari elementi esogeni, in primo luogo alcuni tipi di infezione virale.
Lo stesso sistema immunitario distrugge le cellule del pancreas delegate alla produzione di insulina. Questa azione deviata viene innescata da anticorpi nominati “self”, in quanto propri dello stesso soggetto.
Nel diabete di Tipo 2 i fattori genetici giocano un ruolo ancora più essenziale rispetto a quello di Tipo 1.
La causa principale è rintracciabile nell’opposizione del tessuto muscolare all’azione dell’insulina da cui consegue l’iperglicemia. Ma l’insorgenza di iperglicemia avviene in modo graduale così che all’inizio non si manifestano i classici sintomi del diabete. Per questo motivo la diagnosi è difficilmente individuabile e avviene il più delle volte in modo casuale, in coincidenza con altri eventi, quali infezioni, interventi chirurgici o particolari momenti di affaticamento dell’organismo.
Forme di diabete
La classificazione più semplice e riconosciuta a livello internazionale suddivide il diabete in due grandi classi:
- Diabete di Tipo 1: conosciuto anche con la sigla DM1 o T1DM.
Le betacellule del pancreas non producono insulina. L’insorgenza della malattia avviene piuttosto rapidamente in bambini e adolescenti e più lentamente negli adulti.
- Diabete di Tipo 2: conosciuto anche con la sigla DM2 o T2DM.
È la forma più comune di diabete e copre il 90% dei casi.
Si manifesta dopo i 40 anni, in genere in persone obese o con un fattore ereditario che riguarda questa patologia.
Altre forme di diabete possono essere legate a malnutrizione, rintracciabili soprattutto nei paesi tropicali; o conseguenti a diverse malattie come affezioni endocrine, uso di farmaci che inducono iperglicemia, assunzione di sostanze tossiche.
Il diabete gestazionale è invece connesso alla gravidanza, è una forma temporanea che nella maggioranza dei casi scompare dopo il parto.
Sintomi del diabete
La sintomatologia dipende dal tipo di diabete.
Nel diabete di Tipo 1 i sintomi più eclatanti sono:
- Poliuria: una quantità di urine che nell’arco delle 24 ore supera i due litri.
- Polidipsia: un notevole accrescimento della sete.
- Astenia: diffusa sensazione di affaticamento.
- Polifagia: una continua assunzione di alimenti che tuttavia non si accompagna a un aumento di peso ma piuttosto al suo contrario.
- Pelle secca
- Continua contaminazione di infezioni
In questa forma di diabete l’esordio della malattia avviene quasi sempre nella pubertà o nell’infanzia.
Nel diabete di Tipo 2 i sintomi non si presentano in modo così palese e per questa ragione non consentono una diagnosi rapida. Si ha quindi una situazione in cui la glicemia è elevata ma non sussistono i segni clinici per rilevarla.
Viene diagnosticata in base a esami eseguiti per altri motivi in soggetti del tutto privi di sintomi rispetto al diabete.
Questo tipo di diabete si manifesta generalmente dopo i 40 anni soprattutto in soggetti obesi, è definito “diabete dell’anziano” o “diabete alimentare”.
Le cure
Per quanto riguarda il diabete di Tipo1, l’organismo del soggetto perde la capacità di produrre insulina, un ormone necessario per vivere. Per questo deve assumerlo ogni giorno sotto forma di farmaco, attraverso iniezioni o microdiffusori.
Tra le nuove prospettive terapeutiche vi è anche il trapianto di pancreas in quanto le tecniche in questo ambito sono andate sempre più perfezionandosi.
Nel diabete di Tipo 2 invece, l’alterata facoltà di produrre insulina avviene in modo graduale. Si ha una prima fase in cui vi è una ridotta capacità di usare l’insulina a disposizione e una fase successiva in cui il pancreas perde la sua capacità di realizzare l’ormone.
Il rallentamento dell’evoluzione di questi eventi si ottiene con un programma che migliori le abitudini di vita quotidiana. In primo luogo l’adesione a un regime nutrizionale specifico, sia dal punto di vista di una tabella alimentare sia da quello di una precisa quantità di alimenti da assumere. Inoltre, la riduzione della sedentarietà includendo un piano di esercizi fisici.
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