Aneurisma cerebrale

Innanzitutto bisogna chiarire che cos’è un aneurisma. Questa malattia consiste in un aumento esagerato di un’arteria, che può portare allo scoppio di questa e una conseguente emorragia.
L’epicentro dell’aneurisma cerebrale si trova solitamente nella biforcazione o nelle varianti anatomiche anomale nel decorso di vasi arteriosi cerebrali. I vasi cerebrali che vengono coinvolti si trovano alla base del cranio (in prossimità del cervelletto), dove si incontrano i principali apporti arteriosi extracranici, che possiamo individuare nelle arterie carotidi interne e l'arteria basilare.
Il sanguinamento da aneurisma cerebrale non è molto frequente: in una popolazione normale è di circa 5 casi all'anno ogni 100.000 abitanti. La fascia di età nella quale si può essere colpiti è quella che va tra i trenta e i sessant'anni. È importante sottolineare che, dopo un primo episodio emorragico, aumentano le probabilità di nuove emorragie, così come aumenta il rischio se ci sono stati altri casi in passato nella famiglia.
Le cause dell’aneurisma cerebrale
La causa principale dell’aneurisma cerebrale congenito è da riscontrare in una discontinuità nella tunica media del tratto arterioso interessato, su cui l'effetto meccanico del battito cardiaco trasmesso a tutto l'albero arterioso (ossia, detto in parole povere, tutta la circolazione arteriosa) causa un aumento della sacca aneurismatica (costituita quindi solo da avventizia e intima) fino ad arrivare ad una massa critica, in cui il rischio di sanguinamento (e quindi che scoppi) è massimo e pressoché sicuro.
Sintomi dell’aneurisma cerebrale
Un aneurisma è molto insidioso, perché non è detto che si manifesti necessariamente. Può rimanere invariato tutta la vita, oppure, anche se aumenta, può non raggiungere quel punto critico che rischia di portare all'aneurisma. In questi casi la scoperta può succedere per caso, attraverso TAC o altri esami più specifici, come la risonanza magnetica dell’encefalo.
Fra i sintomi premonitori di un aneurisma congenito, invece, vi sono l'insorgenza improvvisa di sintomi di emorragia o, più raramente, per segni focali da compressione di strutture anatomiche senza emorragia. Se si tratta di un’emorragia, bisogna sapere che a volte può essere preceduta da mal di testa più del normale, si manifesta con una improvvisa cefalea nella nuca, a cui possono aggiungersi vomito e la completa perdita dello stato di coscienza. In questo caso saranno l'entità e la sede dell’emorragia a determinare la gravità dello stato clinico e le probabilità di sopravvivenza.
Le cure
Curare un aneurisma cerebrale non è una cosa semplice e immediata. Esistono due tipologie di trattamento per questa tipologia di malattia. C’è una cura medica e una chirurgica. Andiamo ora ad analizzarle nei dettagli entrambi, evidenziando le loro caratteristiche principali.
• Trattamento medico
Non appena giungete in ospedale, si procede con tre analisi differenti: la stadiazione clinica, quella radiologica (la comune TAC) ed eventualmente quella angiografica. In un secondo momento, si valutano le capacità vegetative (sostanzialmente le funzioni cardiache e respiratorie) del paziente e vengono valutati i rischi emorragico, ischemico ed edemigeno del caso. È fondamentale, nelle successive ore all'aneurisma e al primo evento emorragico, stilare un bilancio tra rischio di una nuova emorragia e il rischio di vasospasmo cerebrale, con conseguente ischemia. Per ottenere questo bilancio bisogna confrontare i dati statistici di rischio temporale emorragia/ischemia e le immagini TAC/angiografia, mentre l'edema cerebrale, ove sia dimostrato radiologicamente, viene trattato con l’infusione di diuretici osmotici in boli ripetuti per via endovenosa.
• Trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico prevede un intervento tempestivo e abbastanza immediato rispetto all'aneurisma. Non sempre, però, è possibile intervenire chirurgicamente. Si devono valutare fattori come le condizioni cliniche del paziente (scala HH), il tempo trascorso dalla rottura dell'aneurisma, la conformazione anatomica dell'aneurisma, la presenza di complicanze (ematoma intraparenchimale, edema cerebrale, vasospasmo). Tra questi, la presenza di ematoma cerebrale con effetto massa, la sede anatomica e la conformazione dell'aneurisma stesso sono tra i fattori più rilevanti nella scelta del trattamento chirurgico.
La tecnica chirurgica di trattamento di un aneurisma cerebrale si può suddividere in due momenti. Il primo prevede il clippaggio (dopo drenaggio lombare del liquor, si procede all'esclusione dell'aneurisma dal circolo cerebrale mediante l'applicazione di una o più "clip", da cui prende il nome clippaggio, sul colletto dell'aneurisma, ossia sulla parte di impianto dell'aneurisma sulla arteria di origine).
Il secondo, invece, prende il nome di embolizzazione endovascolare e consiste nella penetrazione dall'arteria femorale tramite un catetere, in modo da riempire il sacco aneurismatico depositando "eliche" di platino molto fini. Questa operazione favorirà l'autotrombizzazione e l'aneurisma sarà così obliterato e rinforzato senza un pericolo di rottura nelle ore successive al primo episodio.
È importante, però, fare una precisazione. Non si possono curare chirurgicamente gli aneurismi a colletto largo e gli aneurismi di arterie di calibro minore di 3 mm.
L’epicentro dell’aneurisma cerebrale si trova solitamente nella biforcazione o nelle varianti anatomiche anomale nel decorso di vasi arteriosi cerebrali. I vasi cerebrali che vengono coinvolti si trovano alla base del cranio (in prossimità del cervelletto), dove si incontrano i principali apporti arteriosi extracranici, che possiamo individuare nelle arterie carotidi interne e l'arteria basilare.
Il sanguinamento da aneurisma cerebrale non è molto frequente: in una popolazione normale è di circa 5 casi all'anno ogni 100.000 abitanti. La fascia di età nella quale si può essere colpiti è quella che va tra i trenta e i sessant'anni. È importante sottolineare che, dopo un primo episodio emorragico, aumentano le probabilità di nuove emorragie, così come aumenta il rischio se ci sono stati altri casi in passato nella famiglia.
Le cause dell’aneurisma cerebrale
La causa principale dell’aneurisma cerebrale congenito è da riscontrare in una discontinuità nella tunica media del tratto arterioso interessato, su cui l'effetto meccanico del battito cardiaco trasmesso a tutto l'albero arterioso (ossia, detto in parole povere, tutta la circolazione arteriosa) causa un aumento della sacca aneurismatica (costituita quindi solo da avventizia e intima) fino ad arrivare ad una massa critica, in cui il rischio di sanguinamento (e quindi che scoppi) è massimo e pressoché sicuro.
Sintomi dell’aneurisma cerebrale
Un aneurisma è molto insidioso, perché non è detto che si manifesti necessariamente. Può rimanere invariato tutta la vita, oppure, anche se aumenta, può non raggiungere quel punto critico che rischia di portare all'aneurisma. In questi casi la scoperta può succedere per caso, attraverso TAC o altri esami più specifici, come la risonanza magnetica dell’encefalo.
Fra i sintomi premonitori di un aneurisma congenito, invece, vi sono l'insorgenza improvvisa di sintomi di emorragia o, più raramente, per segni focali da compressione di strutture anatomiche senza emorragia. Se si tratta di un’emorragia, bisogna sapere che a volte può essere preceduta da mal di testa più del normale, si manifesta con una improvvisa cefalea nella nuca, a cui possono aggiungersi vomito e la completa perdita dello stato di coscienza. In questo caso saranno l'entità e la sede dell’emorragia a determinare la gravità dello stato clinico e le probabilità di sopravvivenza.
Le cure
Curare un aneurisma cerebrale non è una cosa semplice e immediata. Esistono due tipologie di trattamento per questa tipologia di malattia. C’è una cura medica e una chirurgica. Andiamo ora ad analizzarle nei dettagli entrambi, evidenziando le loro caratteristiche principali.
• Trattamento medico
Non appena giungete in ospedale, si procede con tre analisi differenti: la stadiazione clinica, quella radiologica (la comune TAC) ed eventualmente quella angiografica. In un secondo momento, si valutano le capacità vegetative (sostanzialmente le funzioni cardiache e respiratorie) del paziente e vengono valutati i rischi emorragico, ischemico ed edemigeno del caso. È fondamentale, nelle successive ore all'aneurisma e al primo evento emorragico, stilare un bilancio tra rischio di una nuova emorragia e il rischio di vasospasmo cerebrale, con conseguente ischemia. Per ottenere questo bilancio bisogna confrontare i dati statistici di rischio temporale emorragia/ischemia e le immagini TAC/angiografia, mentre l'edema cerebrale, ove sia dimostrato radiologicamente, viene trattato con l’infusione di diuretici osmotici in boli ripetuti per via endovenosa.
• Trattamento chirurgico
Il trattamento chirurgico prevede un intervento tempestivo e abbastanza immediato rispetto all'aneurisma. Non sempre, però, è possibile intervenire chirurgicamente. Si devono valutare fattori come le condizioni cliniche del paziente (scala HH), il tempo trascorso dalla rottura dell'aneurisma, la conformazione anatomica dell'aneurisma, la presenza di complicanze (ematoma intraparenchimale, edema cerebrale, vasospasmo). Tra questi, la presenza di ematoma cerebrale con effetto massa, la sede anatomica e la conformazione dell'aneurisma stesso sono tra i fattori più rilevanti nella scelta del trattamento chirurgico.
La tecnica chirurgica di trattamento di un aneurisma cerebrale si può suddividere in due momenti. Il primo prevede il clippaggio (dopo drenaggio lombare del liquor, si procede all'esclusione dell'aneurisma dal circolo cerebrale mediante l'applicazione di una o più "clip", da cui prende il nome clippaggio, sul colletto dell'aneurisma, ossia sulla parte di impianto dell'aneurisma sulla arteria di origine).
Il secondo, invece, prende il nome di embolizzazione endovascolare e consiste nella penetrazione dall'arteria femorale tramite un catetere, in modo da riempire il sacco aneurismatico depositando "eliche" di platino molto fini. Questa operazione favorirà l'autotrombizzazione e l'aneurisma sarà così obliterato e rinforzato senza un pericolo di rottura nelle ore successive al primo episodio.
È importante, però, fare una precisazione. Non si possono curare chirurgicamente gli aneurismi a colletto largo e gli aneurismi di arterie di calibro minore di 3 mm.
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