Alopecia androgenetica

L’alopecia androgenetica interessa l’80% della popolazione maschile e il 50% di quella femminile.
La manifestazione di questa patologia dipende dalla presenza degli androgeni, e la causa è rintracciabile nel messaggio genetico portato da questi ormoni. Nell’uomo la malattia determina un progressivo diradamento dell’area fronto-temporale (stempiatura) e dell’apice; nella donna colpisce soprattutto l’apice e la regione frontale. Può comparire in giovane età, nei maschi intorno ai 18/20 anni, avere il suo picco tra i 20 e i 30, e progredire fino ai 40/50 per poi rallentare o cessare. Nelle femmine invece, in un caso, può colpire tra i 16 e i 20 anni, progredire in modo lento ma costante fino ai 50 per acutizzarsi nel periodo della menopausa. L’altra possibilità è insorgere direttamente dopo la menopausa.
L’idea generalizzata che l’alopecia androgenetica comporti la “caduta” dei capelli è errata, infatti non si tratta della perdita di un considerevole numero di capelli, ma di una costante e graduale miniaturizzazione dello stelo del capello, fino a diventare un’impercettibile peluria.
Le cause dell’alopecia androgenetica
La causa certa è l’eccessiva presenza di deidrotestosterone (in sigla DHT) nel follicolo del capello. Il DHT opera in un primo momento un accorciamento della fase di crescita del capello, poi provoca la miniaturizzazione del follicolo per arrivare all’atrofia totale: la cessazione di ogni attività produttiva.
Sono ancora misconosciuti i geni che predispongono alla calvizie, infatti per ora si tende a considerarla una malattia poligenica, causata cioè da un insieme di diversi geni.
La predisposizione all’alopecia androgenetica è determinata geneticamente.
Le ultime ricerche hanno anche evidenziato una correlazione tra questa malattia e altre patologie, per esempio la cardiopatia coronaria e il tumore alla prostata, negli uomini, e la sindrome dell’ovaio policistico nelle donne.
Forme di alopecia androgenetica
Si distinguono cinque stadi:
- Stadio I: arretramento fronto-temporale. Non rappresenta un preludio sicuro per l’alopecia androgenetica.
- Stadio II: accentuazione dello stadio 1 con diradamento dell’apice.
- Stadio III: persiste una stretta striscia di capelli.
- Stadio IV: alopecia definitiva fronto-parietale e dell’apice.
- Stadio V: riduzione della corona di capelli della zona occipitale.
Sintomi dell’alopecia androgenetica
I sintomi dell’alopecia androgenetica sono individuabili in primo luogo nell’assottigliamento dello stelo del capello, anche se nelle fasi iniziali non è facilmente individuabile.
In alcuni casi l’assottigliamento si accompagna a una capigliatura più untuosa, e alla manifestazione di formicolii, bruciori e pruriti.
La diagnosi certa avviene tramite stress test e tricogramma.
Le cure
L’alopecia androgenetica può essere curata per via farmacologica e per via chirurgica.
Il farmaco più usato per rallentare, e in certi casi bloccare, il meccanismo attuato dalla patologia, è la finasteride, in grado di produrre un abbassamento dei valori del DHT. La terapia va continuata tutta la vita.
Un altro farmaco è il minoxidil, uno stimolante usato direttamente sul bulbo pilifero. L’uso deve essere prolungato nel tempo, e una sua sospensione riporterebbe la situazione allo stadio iniziale.
La terapia chirurgica consiste nell’autotrapianto dei capelli. Vengono usati, per il trapianto, i capelli della zona parietale e occipitale del soggetto, cioè di quella regione non compromessa dall’azione degli ormoni androgeni.
L’intervento dà buoni risultati nella maggior parte dei casi.
La manifestazione di questa patologia dipende dalla presenza degli androgeni, e la causa è rintracciabile nel messaggio genetico portato da questi ormoni. Nell’uomo la malattia determina un progressivo diradamento dell’area fronto-temporale (stempiatura) e dell’apice; nella donna colpisce soprattutto l’apice e la regione frontale. Può comparire in giovane età, nei maschi intorno ai 18/20 anni, avere il suo picco tra i 20 e i 30, e progredire fino ai 40/50 per poi rallentare o cessare. Nelle femmine invece, in un caso, può colpire tra i 16 e i 20 anni, progredire in modo lento ma costante fino ai 50 per acutizzarsi nel periodo della menopausa. L’altra possibilità è insorgere direttamente dopo la menopausa.
L’idea generalizzata che l’alopecia androgenetica comporti la “caduta” dei capelli è errata, infatti non si tratta della perdita di un considerevole numero di capelli, ma di una costante e graduale miniaturizzazione dello stelo del capello, fino a diventare un’impercettibile peluria.
Le cause dell’alopecia androgenetica
La causa certa è l’eccessiva presenza di deidrotestosterone (in sigla DHT) nel follicolo del capello. Il DHT opera in un primo momento un accorciamento della fase di crescita del capello, poi provoca la miniaturizzazione del follicolo per arrivare all’atrofia totale: la cessazione di ogni attività produttiva.
Sono ancora misconosciuti i geni che predispongono alla calvizie, infatti per ora si tende a considerarla una malattia poligenica, causata cioè da un insieme di diversi geni.
La predisposizione all’alopecia androgenetica è determinata geneticamente.
Le ultime ricerche hanno anche evidenziato una correlazione tra questa malattia e altre patologie, per esempio la cardiopatia coronaria e il tumore alla prostata, negli uomini, e la sindrome dell’ovaio policistico nelle donne.
Forme di alopecia androgenetica
Si distinguono cinque stadi:
- Stadio I: arretramento fronto-temporale. Non rappresenta un preludio sicuro per l’alopecia androgenetica.
- Stadio II: accentuazione dello stadio 1 con diradamento dell’apice.
- Stadio III: persiste una stretta striscia di capelli.
- Stadio IV: alopecia definitiva fronto-parietale e dell’apice.
- Stadio V: riduzione della corona di capelli della zona occipitale.
Sintomi dell’alopecia androgenetica
I sintomi dell’alopecia androgenetica sono individuabili in primo luogo nell’assottigliamento dello stelo del capello, anche se nelle fasi iniziali non è facilmente individuabile.
In alcuni casi l’assottigliamento si accompagna a una capigliatura più untuosa, e alla manifestazione di formicolii, bruciori e pruriti.
La diagnosi certa avviene tramite stress test e tricogramma.
Le cure
L’alopecia androgenetica può essere curata per via farmacologica e per via chirurgica.
Il farmaco più usato per rallentare, e in certi casi bloccare, il meccanismo attuato dalla patologia, è la finasteride, in grado di produrre un abbassamento dei valori del DHT. La terapia va continuata tutta la vita.
Un altro farmaco è il minoxidil, uno stimolante usato direttamente sul bulbo pilifero. L’uso deve essere prolungato nel tempo, e una sua sospensione riporterebbe la situazione allo stadio iniziale.
La terapia chirurgica consiste nell’autotrapianto dei capelli. Vengono usati, per il trapianto, i capelli della zona parietale e occipitale del soggetto, cioè di quella regione non compromessa dall’azione degli ormoni androgeni.
L’intervento dà buoni risultati nella maggior parte dei casi.
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