Nomi bambino: come scegliere
Una delle prime decisioni che le coppie che aspettano un bambino sono chiamate a prendere è quella della scelta del nome. C’è chi per motivi di tradizione, religione o altro ha da subito le idee chiare e chi invece è alla ricerca del nome giusto. Vediamo insieme alcune riflessioni utili per la scelta:
Punto di partenza
Qual è il primo passo da cui partire? Un suono o un significato? C’è chi mette al primo posto l’etimologia di un nome e il significato che esso trasmette e chi invece si basa sul fascino musicale di un nome, anche se non ne conosce il significato. In quest’ultimo caso il consiglio è di andare comunque a ricercare la radice etimologica del nome per essere sicuri di volerlo usare lo stesso o di volerlo quantomeno reinterpretare conferendogli un significato personale. Se invece si vuole dare importanza al significato, visto che ovviamente è impossibile prevedere la personalità del nascituro, si può scegliere il nome come fosse un “augurio” in base alla propria scala di valori.
L’area linguistica
Un tempo i nomi usati in Italia erano quasi esclusivamente Mario, Giuseppe, Anna e Maria. Oggi stanno prendendo sempre più piede i nomi stranieri: dall’inglese o americano (John, Kevin), dallo spagnolo (come Santiago o Manuel) e dal francese (Chantal o Chanel ad esempio). Ma non solo: c’è chi attinge a culture più lontane e meno conosciute e riprende nomi di tribù africane o di derivazione asiatica oppure chi si lascia sedurre da suoni esotici.
Nomi di fantasia
La gamma di nomi tra cui scegliere è davvero molto ampia ma c’è anche chi non trova quello perfetto e decide di inventarne uno.
Originalità
Molti scartano dei nomi molto belli ma anche troppo usati. Se la figlia di vostra sorella e quella di vostra cugina si chiamano Giulia, evitare di creare confusione in famiglia aggiungendo un nuovo caso di omonimia può essere una scelta saggia. Attenzione però a non oltrepassare il limite tra originale e ridicolo.
Assonanza eufonica con il cognome
Evitate giochi di parole con il cognome o ripetizioni cacofoniche. No a “Andrea Andreani” o “Angelo De Angelis”. Più trascurabile invece, se si tratta del secondo o terzo figlio, l’abbinamento con il nome del primogenito: non dobbiamo per forza riproporre Qui, Quo e Qua.
Praticità
Non significa necessariamente chiamare il proprio figlio “Ugo” o con altri nomi che non superano le tre lettere. Ma se uno dei genitori ha delle difficoltà a pronunciare ad esempio la lettera R o la S, evitate di inserirla nel nome. Allo stesso modo sarebbero da evitare nomi doppi che rischiano di creare problemi o contrattempi anche nei documenti.
Nomi delle persone che ci circondano
Vi piace da morire un nome ma è lo stesso che ha una persona che non sopportate? Questo può influenzarvi molto dal punto di vista psicologico.
Mode del momento
Evitate di chiamare vostro figlio con lo stesso nome della star del momento o del calciatore della stagione. Tra vent’anni di lui potrebbe essersi persa ogni traccia e vostro figlio sarà costretto, suo malgrado, a portare il nome di uno sconosciuto.
Punto di partenza
Qual è il primo passo da cui partire? Un suono o un significato? C’è chi mette al primo posto l’etimologia di un nome e il significato che esso trasmette e chi invece si basa sul fascino musicale di un nome, anche se non ne conosce il significato. In quest’ultimo caso il consiglio è di andare comunque a ricercare la radice etimologica del nome per essere sicuri di volerlo usare lo stesso o di volerlo quantomeno reinterpretare conferendogli un significato personale. Se invece si vuole dare importanza al significato, visto che ovviamente è impossibile prevedere la personalità del nascituro, si può scegliere il nome come fosse un “augurio” in base alla propria scala di valori.
L’area linguistica
Un tempo i nomi usati in Italia erano quasi esclusivamente Mario, Giuseppe, Anna e Maria. Oggi stanno prendendo sempre più piede i nomi stranieri: dall’inglese o americano (John, Kevin), dallo spagnolo (come Santiago o Manuel) e dal francese (Chantal o Chanel ad esempio). Ma non solo: c’è chi attinge a culture più lontane e meno conosciute e riprende nomi di tribù africane o di derivazione asiatica oppure chi si lascia sedurre da suoni esotici.
Nomi di fantasia
La gamma di nomi tra cui scegliere è davvero molto ampia ma c’è anche chi non trova quello perfetto e decide di inventarne uno.
Originalità
Molti scartano dei nomi molto belli ma anche troppo usati. Se la figlia di vostra sorella e quella di vostra cugina si chiamano Giulia, evitare di creare confusione in famiglia aggiungendo un nuovo caso di omonimia può essere una scelta saggia. Attenzione però a non oltrepassare il limite tra originale e ridicolo.
Assonanza eufonica con il cognome
Evitate giochi di parole con il cognome o ripetizioni cacofoniche. No a “Andrea Andreani” o “Angelo De Angelis”. Più trascurabile invece, se si tratta del secondo o terzo figlio, l’abbinamento con il nome del primogenito: non dobbiamo per forza riproporre Qui, Quo e Qua.
Praticità
Non significa necessariamente chiamare il proprio figlio “Ugo” o con altri nomi che non superano le tre lettere. Ma se uno dei genitori ha delle difficoltà a pronunciare ad esempio la lettera R o la S, evitate di inserirla nel nome. Allo stesso modo sarebbero da evitare nomi doppi che rischiano di creare problemi o contrattempi anche nei documenti.
Nomi delle persone che ci circondano
Vi piace da morire un nome ma è lo stesso che ha una persona che non sopportate? Questo può influenzarvi molto dal punto di vista psicologico.
Mode del momento
Evitate di chiamare vostro figlio con lo stesso nome della star del momento o del calciatore della stagione. Tra vent’anni di lui potrebbe essersi persa ogni traccia e vostro figlio sarà costretto, suo malgrado, a portare il nome di uno sconosciuto.
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