Bullismo: riconoscerlo e combatterlo
In televisione e sui giornali si sente spesso parlare di episodi di bullismo fra giovanissimi: e quando se ne parla è generalmente perché le conseguenze sono state drammatiche. Storie di adolescenti che si sono suicidati dopo essere stati vittime di bullismo non sono purtroppo così infrequenti. Ma cos'è esattamente il bullismo? E cosa bisogna fare per combatterlo?
Cos'è il bullismo e quando si manifesta
Il bullismo è un'azione persecutoria (che può assumere le forme più svariate) protratta nel tempo ai danni di una persona che il bullo percepisce come più fragile e debole. Perché si possa parlare di bullismo è necessario che queste persecuzioni durino nel tempo, siano indirizzate sempre verso la stessa persona e che siano assolutamente “programmate” per farle del male, senza che la vittima abbia fatto alcunché per provocare il bullo. Si tratta quindi di una violenza, fisica o psicologica, assolutamente gratuita: il bullo agisce solo per il piacere di infliggere della sofferenza, non certo per difendersi.
Il bullismo si può manifestare in vari modi. Le azioni persecutorie più frequenti perpetrate dai bulli sono: violenze fisiche (spintoni, pugni, calci), derisioni e prese in giro continue, minacce, insulti, intimidazioni, calunnie, estorsioni forzate di oggetti personali o di soldi, emarginazione, isolamento sociale della vittima.
Gli episodi di bullismo si manifestano fra i giovanissimi sia durante la scuola primaria (già a 7-8 anni), sia durante il periodo delle scuole medie inferiori e superiori (più o meno fino ai 17-18 anni: con la crescita è più raro che il bullismo si manifesti).
"Identikit" del bullo
Il tipico bullo è una persona in realtà fragile, che cerca di nascondere le proprie insicurezze esercitando quello che crede essere un potere sui soggetti più deboli. Spesso i bulli hanno loro stessi grandi difficoltà personali e relazionali e non è raro che abbiano alle spalle situazioni familiari problematiche.
Prevenire il bullismo
Il modo più efficace per contrastare il bullismo è senza dubbio la prevenzione. Scuola e famiglia hanno in questo senso una grande responsabilità: dovrebbero riuscire a trasmettere ai bambini e agli adolescenti valori come la condivisione, il rispetto reciproco e la stima di sé.
Come capire quando un bambino è vittima di bullismo
Per combattere efficacemente il bullismo è anche necessario saper riconoscere per tempo quando si è di fronte ad una situazione di bullismo, in modo da intervenire il prima possibile ed evitare troppi danni o addirittura conseguenze irreparabili.
Per questo, insegnanti e genitori devono essere in grado di capire quando un bambino è vittima di bullismo: siccome per vergogna non ne parlerà quasi mai apertamente, bisogna saper cogliere alcuni segnali. Questi bambini, generalmente dal carattere timido e introverso, sviluppano, a seguito delle prevaricazioni del bullo, disturbi di tipo psicosomatico: non sono rari mal di pancia, mal di testa, nausea, ansia e irritabilità. Spesso il bambino cerca delle scuse per non andare a scuola.
Come intervenire in caso di bullismo
Una volta scoperta una situazione di bullismo, la cosa peggiore da fare è fingere che tutto passi da sé, quasi si trattasse di piccoli litigi fra ragazzini. Al contrario bisogna uscire allo scoperto: la scuola deve contattare le famiglie dei ragazzini coinvolti e cercare con loro una linea comune di intervento. Allo stesso modo, se sono i genitori i primi ad accorgersi che qualcosa non va, devono subito riferirlo alla scuola per trovare una soluzione al problema.
Gli insegnanti e soprattutto i genitori della piccola vittima devono stargli molto vicino, spronandolo a parlare di quello che è successo e cercando di fargli capire che la colpa non è sua e che non ha nulla di cui vergognarsi. Oltre a stare vicino alla vittima, bisogna ovviamente intervenire in modo deciso e efficace anche sul "carnefice". Certamente vanno previste delle punizioni adeguate alla gravità dei fatti commessi, ma punire non basta: bisogna far capire al bullo che ha sbagliato e quanta sofferenza ha inflitto al suo coetaneo.
Cos'è il bullismo e quando si manifesta
Il bullismo è un'azione persecutoria (che può assumere le forme più svariate) protratta nel tempo ai danni di una persona che il bullo percepisce come più fragile e debole. Perché si possa parlare di bullismo è necessario che queste persecuzioni durino nel tempo, siano indirizzate sempre verso la stessa persona e che siano assolutamente “programmate” per farle del male, senza che la vittima abbia fatto alcunché per provocare il bullo. Si tratta quindi di una violenza, fisica o psicologica, assolutamente gratuita: il bullo agisce solo per il piacere di infliggere della sofferenza, non certo per difendersi.
Il bullismo si può manifestare in vari modi. Le azioni persecutorie più frequenti perpetrate dai bulli sono: violenze fisiche (spintoni, pugni, calci), derisioni e prese in giro continue, minacce, insulti, intimidazioni, calunnie, estorsioni forzate di oggetti personali o di soldi, emarginazione, isolamento sociale della vittima.
Gli episodi di bullismo si manifestano fra i giovanissimi sia durante la scuola primaria (già a 7-8 anni), sia durante il periodo delle scuole medie inferiori e superiori (più o meno fino ai 17-18 anni: con la crescita è più raro che il bullismo si manifesti).
"Identikit" del bullo
Il tipico bullo è una persona in realtà fragile, che cerca di nascondere le proprie insicurezze esercitando quello che crede essere un potere sui soggetti più deboli. Spesso i bulli hanno loro stessi grandi difficoltà personali e relazionali e non è raro che abbiano alle spalle situazioni familiari problematiche.
Prevenire il bullismo
Il modo più efficace per contrastare il bullismo è senza dubbio la prevenzione. Scuola e famiglia hanno in questo senso una grande responsabilità: dovrebbero riuscire a trasmettere ai bambini e agli adolescenti valori come la condivisione, il rispetto reciproco e la stima di sé.
Come capire quando un bambino è vittima di bullismo
Per combattere efficacemente il bullismo è anche necessario saper riconoscere per tempo quando si è di fronte ad una situazione di bullismo, in modo da intervenire il prima possibile ed evitare troppi danni o addirittura conseguenze irreparabili.
Per questo, insegnanti e genitori devono essere in grado di capire quando un bambino è vittima di bullismo: siccome per vergogna non ne parlerà quasi mai apertamente, bisogna saper cogliere alcuni segnali. Questi bambini, generalmente dal carattere timido e introverso, sviluppano, a seguito delle prevaricazioni del bullo, disturbi di tipo psicosomatico: non sono rari mal di pancia, mal di testa, nausea, ansia e irritabilità. Spesso il bambino cerca delle scuse per non andare a scuola.
Come intervenire in caso di bullismo
Una volta scoperta una situazione di bullismo, la cosa peggiore da fare è fingere che tutto passi da sé, quasi si trattasse di piccoli litigi fra ragazzini. Al contrario bisogna uscire allo scoperto: la scuola deve contattare le famiglie dei ragazzini coinvolti e cercare con loro una linea comune di intervento. Allo stesso modo, se sono i genitori i primi ad accorgersi che qualcosa non va, devono subito riferirlo alla scuola per trovare una soluzione al problema.
Gli insegnanti e soprattutto i genitori della piccola vittima devono stargli molto vicino, spronandolo a parlare di quello che è successo e cercando di fargli capire che la colpa non è sua e che non ha nulla di cui vergognarsi. Oltre a stare vicino alla vittima, bisogna ovviamente intervenire in modo deciso e efficace anche sul "carnefice". Certamente vanno previste delle punizioni adeguate alla gravità dei fatti commessi, ma punire non basta: bisogna far capire al bullo che ha sbagliato e quanta sofferenza ha inflitto al suo coetaneo.
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