Mio figlio non parla ancora: che fare?

I genitori sono solitamente molto attenti ai progressi e agli sviluppi che riguardano il proprio bambino, soprattutto se si parla di tenera età e di aspetti della vita importanti come quello dello sviluppo del linguaggio. In particolare nei primi anni di vita si tende a stare molto più attenti a cogliere ogni minimo suono emesso dal bambino sperando sempre di poter sentire quello che maggiormente si avvicina ai termini “mamma” o “papà”.
L’attenzione verso questo importante aspetto può però diventare vera e propria ansia quando il tempo comincia a passare e, confrontando il proprio figlio con i suoi amichetti, si notano delle differenze che talvolta possono preoccupare. Come mai mio figlio ha già 2 anni e non parla? Come mai il figlio dei vicini di casa, già a 1 anno ha cominciato ad emettere qualche parolina?
A tale proposito, nonostante le preoccupazioni di un genitore possano essere sempre giustificate dalla volontà di vedere il proprio figlio che cresce bene e sano, bisogna cercare di essere obiettivi e di mettersi in allarme solo quando serve realmente. I genitori dovrebbero partire sempre da un presupposto importante prima di valutare in maniera positiva o negativa lo sviluppo del proprio figlio: il percorso del vostro bambino è composto si da molte tappe importanti, ma esse contengono variabili diverse che possono essere presenti o meno in un bambino piuttosto che in un altro ma non sono necessariamente sinonimo di “malattia” o “diversità”.
Lo sviluppo del linguaggio: le tappe
Di seguito un piccolo memorandum per aiutarvi a capire a grandi linee se è il caso di preoccuparsi:
Queste osservazioni sono importanti per la valutazione preventiva di eventuali disturbi del linguaggio che possono creare problemi futuri al bambino: se si notano situazioni preoccupanti, meglio rivolgersi al pediatra e un logopedista prima dei 6 anni: sarà più semplice e produttivo l’avvio di un programma di riabilitazione.
I genitori hanno però anche in questo caso un ruolo fondamentale: stimolate i vostri bambini! Leggete loro delle storie, fate ascoltare loro la musica, cercate di spingerli a esprimersi anche nelle situazioni quotidiane con dolcezza e serenità e soprattutto ascoltateli sempre, hanno qualcosa di importante da dirvi!
L’attenzione verso questo importante aspetto può però diventare vera e propria ansia quando il tempo comincia a passare e, confrontando il proprio figlio con i suoi amichetti, si notano delle differenze che talvolta possono preoccupare. Come mai mio figlio ha già 2 anni e non parla? Come mai il figlio dei vicini di casa, già a 1 anno ha cominciato ad emettere qualche parolina?
A tale proposito, nonostante le preoccupazioni di un genitore possano essere sempre giustificate dalla volontà di vedere il proprio figlio che cresce bene e sano, bisogna cercare di essere obiettivi e di mettersi in allarme solo quando serve realmente. I genitori dovrebbero partire sempre da un presupposto importante prima di valutare in maniera positiva o negativa lo sviluppo del proprio figlio: il percorso del vostro bambino è composto si da molte tappe importanti, ma esse contengono variabili diverse che possono essere presenti o meno in un bambino piuttosto che in un altro ma non sono necessariamente sinonimo di “malattia” o “diversità”.
Lo sviluppo del linguaggio: le tappe
Di seguito un piccolo memorandum per aiutarvi a capire a grandi linee se è il caso di preoccuparsi:
- 12-13 mesi: solitamente il bimbo inizia a pronunciare le prime parole, circa due o tre e le ripete più volte. Questo può normalmente avvenire anche qualche mese dopo.
- 18 mesi: circa la metà dei bambini di quest’età arriva a pronunciare circa 40–50 parole dove per parole si intendono anche suoni onomatopeici o piccole sillabe che indicano oggetti diversi o persone.
- 24 mesi: in questa fase circa la metà dei bambini arriva a produrre circa 150 parole e poco per volta si arriva a piccole vere e proprie frasi. Può però capitare che non sia così e che il vostro bambino utilizzi meno parole degli amichetti nella stessa fase. La necessità di osservazione del bambino da parte di uno specialista nasce quando oltre i 2 anni non si nota nessun genere di produzione di suoni o piccole parole.
- 36 mesi: solitamente in questa fase la capacità di linguaggio del bambino subisce un buon incremento e si passa ad una quantità di parole in uso molto più ricca. Chiaramente non è necessario che vostro figlio faccia lunghi discorsi per essere considerato sano ma è importante che notiate il suo impegno nell’esprimersi.
Queste osservazioni sono importanti per la valutazione preventiva di eventuali disturbi del linguaggio che possono creare problemi futuri al bambino: se si notano situazioni preoccupanti, meglio rivolgersi al pediatra e un logopedista prima dei 6 anni: sarà più semplice e produttivo l’avvio di un programma di riabilitazione.
I genitori hanno però anche in questo caso un ruolo fondamentale: stimolate i vostri bambini! Leggete loro delle storie, fate ascoltare loro la musica, cercate di spingerli a esprimersi anche nelle situazioni quotidiane con dolcezza e serenità e soprattutto ascoltateli sempre, hanno qualcosa di importante da dirvi!
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