Imparare a camminare
I primi passetti e la felicità sul volto del piccolo, ora consapevole di essere indipendente nei movimenti, immortalano un momento emozionante d irripetibile nelle tappe della crescita del bambino. Dai gattoni alla camminata autonoma, scopriamo come si evolve il suo percorso motorio.
Le fasi
La prima fase è quella del gattonamento, quando cioè il bambino, in un’età compresa tra i 6 ed i 12 mesi, iniziare a camminare con la classica andatura a gattoni. A volte accade che essa venga completamente saltata per passare direttamente alla postura eretta, oppure sostituita da altre modalità, come la posizione a pancia in giù e relativo strisciamento. Camminare gattoni non rappresenta dunque una condizione essenziale.
La seconda fase comincia di solito intorno al primo anno di vita (con variazioni di due tre mesi sia in anticipo che in ritardo), quando il piccolo comincia ad assumere una posizione eretta ed esprime il desiderio di iniziare a muovere i primi passi. Questa fase dura fino a 18 mesi, quindi non bisogna preoccuparsi se dopo il compimento del primo anno il bambino resta seduto e non ne vuol saperne di alzarsi.
Imparare a camminare è un’attività che segue un ritmo molto soggettivo e non bisogna mai forzare il bambino, ma solo assecondarlo e incoraggiarlo. Per questo motivo occorre aspettare che sia pronto da solo ad assumere la posizione eretta: deve sentirsi sicuro e i genitori possono semplicemente offrirgli un sostegno senza forzature. Se cade è naturale, anzi è funzionale all’apprendimento dei propri limiti; potrebbe anche piangere dopo una caduta, ma solo per lo spavento o come reazione alle facce preoccupate degli adulti intorno. Calma, quindi!
Come aiutarlo
Una delle cose da non fare quando si aiuta un bambino a camminare è quella di dargli la mano: un dito sarà più che sufficiente. Il piccolo non ha bisogno di essere tenuto, ma deve sostenersi e sentirsi autonomo, indipendente. Tenergli la mano, oltre che renderlo insicuro, potrebbe causargli dei danni fisici come la lussazione della testa del radio, cioè l’osso che si trova tra il polso e il gomito, a causa di uno strattonamento.
Caratteristiche della camminata
Dopo aver imparato a camminare, i bambini hanno la tendenza a sviluppare delle proprie modalità di deambulazione che presentano anche dei caratteri particolari, che però, nella maggior parte dei casi, non devono destare preoccupazione. Se ad esempio cammina con le punte dei piedi rivolte all’interno, la cosiddetta marcia a punte intraruotate, non c’è bisogno di allarmarsi, perché questo modo di muoversi è propedeutico alla ricerca dell’equilibrio e della stabilità (rivolgere le punte verso l’interno aumenta la superficie d’appoggio, dando maggiore sicurezza, come fanno anche gli adulti alle prime armi con gli sci), fenomeno tipico di questa fase.
Anche la deambulazione sulle punte dei piedi crea spesso preoccupazione nei genitori, ma anche in questo caso si tratta di un evento fisiologico, utile a trovare il giusto equilibrio. Il problema dovrebbe risolversi in pochi mesi, quando l’aumento di peso costringe il bambino ad abbassarsi sulle piante.
Imparare a camminare è una delle conquiste più importanti per un essere umano, che quindi necessita incoraggiamento, sostegno, fiducia, ma non deve mai essere forzato.
Le fasi
La prima fase è quella del gattonamento, quando cioè il bambino, in un’età compresa tra i 6 ed i 12 mesi, iniziare a camminare con la classica andatura a gattoni. A volte accade che essa venga completamente saltata per passare direttamente alla postura eretta, oppure sostituita da altre modalità, come la posizione a pancia in giù e relativo strisciamento. Camminare gattoni non rappresenta dunque una condizione essenziale.
La seconda fase comincia di solito intorno al primo anno di vita (con variazioni di due tre mesi sia in anticipo che in ritardo), quando il piccolo comincia ad assumere una posizione eretta ed esprime il desiderio di iniziare a muovere i primi passi. Questa fase dura fino a 18 mesi, quindi non bisogna preoccuparsi se dopo il compimento del primo anno il bambino resta seduto e non ne vuol saperne di alzarsi.
Imparare a camminare è un’attività che segue un ritmo molto soggettivo e non bisogna mai forzare il bambino, ma solo assecondarlo e incoraggiarlo. Per questo motivo occorre aspettare che sia pronto da solo ad assumere la posizione eretta: deve sentirsi sicuro e i genitori possono semplicemente offrirgli un sostegno senza forzature. Se cade è naturale, anzi è funzionale all’apprendimento dei propri limiti; potrebbe anche piangere dopo una caduta, ma solo per lo spavento o come reazione alle facce preoccupate degli adulti intorno. Calma, quindi!
Come aiutarlo
Una delle cose da non fare quando si aiuta un bambino a camminare è quella di dargli la mano: un dito sarà più che sufficiente. Il piccolo non ha bisogno di essere tenuto, ma deve sostenersi e sentirsi autonomo, indipendente. Tenergli la mano, oltre che renderlo insicuro, potrebbe causargli dei danni fisici come la lussazione della testa del radio, cioè l’osso che si trova tra il polso e il gomito, a causa di uno strattonamento.
Caratteristiche della camminata
Dopo aver imparato a camminare, i bambini hanno la tendenza a sviluppare delle proprie modalità di deambulazione che presentano anche dei caratteri particolari, che però, nella maggior parte dei casi, non devono destare preoccupazione. Se ad esempio cammina con le punte dei piedi rivolte all’interno, la cosiddetta marcia a punte intraruotate, non c’è bisogno di allarmarsi, perché questo modo di muoversi è propedeutico alla ricerca dell’equilibrio e della stabilità (rivolgere le punte verso l’interno aumenta la superficie d’appoggio, dando maggiore sicurezza, come fanno anche gli adulti alle prime armi con gli sci), fenomeno tipico di questa fase.
Anche la deambulazione sulle punte dei piedi crea spesso preoccupazione nei genitori, ma anche in questo caso si tratta di un evento fisiologico, utile a trovare il giusto equilibrio. Il problema dovrebbe risolversi in pochi mesi, quando l’aumento di peso costringe il bambino ad abbassarsi sulle piante.
Imparare a camminare è una delle conquiste più importanti per un essere umano, che quindi necessita incoraggiamento, sostegno, fiducia, ma non deve mai essere forzato.
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