Il distacco dalla "copertina di Linus"

Una delle tappe obbligate della crescita, non tanto fisica quanto emotiva e psichica, è l’abbandono di quell’oggetto che per il bambino ha rappresentato a lungo un compagno da cui non si separava mai. Nei primi mesi di vita, infatti, capita spesso che il bambino si attacchi a un peluche, a una coperta, al ciuccio, o un qualche indumento, di solito della madre, e lo porti con sé ovunque, in casa e fuori. In psicologia si parla di oggetto transizionale, un sostituto della mamma quando lei non c’è e un modo per rassicurarsi se si è da soli. Non tutti i bambini attraversano questa fase, ma se lo fanno essa è naturalmente destinata a finire. Non esiste un tempo preciso in cui avverrà il distacco: ognuno ha il suo, ma gradualmente l’oggetto di tante cure sarà abbandonato e, all’interno di un processo sano di sviluppo, crescerà da una parte il senso di autonomia e indipendenza del bambino e dall’altra egli acquisirà sicurezza sul fatto che l’assenza delle sue figure di riferimento, genitori in primis, non durerà per sempre.
Non mi abbandonare
Non è facile per il neonato uscire da una condizione di simbiosi con la madre – pensiamo ai 9 nove mesi in cui ha vissuto dentro il suo corpo, caldo, protetto e mai solo – e accettare la separazione che avviene con la nascita. Un processo naturale, certo, ma che rappresenta uno shock per il neonato. Dopo i primi mesi in cui di solito la madre è presente in modo costante e in cui continua un rapporto fisico privilegiato con il figlio, attraverso l’allattamento, le cure quotidiane e le coccole, il bambino vive un secondo trauma quando gradualmente acquisisce maggiore autonomia e la madre incomincia ad assentarsi per periodi più lunghi. Anche in questo caso si tratta di una fase necessaria e assolutamente naturale, ma che può scatenare nel bambino la necessità di trovare qualcosa, la “copertina di Linus” appunto, che sia per lui un sostituto della mamma.
Faccio da solo
Solo con il tempo e l’esperienza apprenderà che l’assenza della madre non è definitiva, ma temporanea, e che il senso di abbandono e angoscia si possono gestire proprio in virtù della sicurezza del ritorno. Nei primi periodi di vita, infatti, il bambino non ha la capacità di immaginare il futuro, né un senso del tempo che lo guidi e lo aiuti a capire che l’attesa sarà temporanea. Con il passare dei mesi, però, si renderà conto di come al distacco segua sempre il ricongiungimento e svilupperà la capacità di interiorizzare il ricordo della mamma, senza più la necessità di spostare il proprio bisogno di affetto, tenerezza e rassicurazione su un oggetto esterno.
Una tappa obbligata?
Esistono culture in cui il contatto tra madre e figlio è continuativo per i primi anni di vita, per cui difficilmente si assiste al ricorso all’oggetto transizionale. Ma anche nella società occidentale non è una tappa obbligata della crescita né uno stadio che, se mancante, porterà carenze e problemi in futuro.
Questo processo di distacco, infine, non ha tempi certi. È quindi importante evitare di forzarlo, rispettando le esigenze del bambino. Presto o tardi avverrà comunque e sarà quello il momento in cui il piccolo avrà compiuto un primo passo importante verso la propria indipendenza.
Non mi abbandonare
Non è facile per il neonato uscire da una condizione di simbiosi con la madre – pensiamo ai 9 nove mesi in cui ha vissuto dentro il suo corpo, caldo, protetto e mai solo – e accettare la separazione che avviene con la nascita. Un processo naturale, certo, ma che rappresenta uno shock per il neonato. Dopo i primi mesi in cui di solito la madre è presente in modo costante e in cui continua un rapporto fisico privilegiato con il figlio, attraverso l’allattamento, le cure quotidiane e le coccole, il bambino vive un secondo trauma quando gradualmente acquisisce maggiore autonomia e la madre incomincia ad assentarsi per periodi più lunghi. Anche in questo caso si tratta di una fase necessaria e assolutamente naturale, ma che può scatenare nel bambino la necessità di trovare qualcosa, la “copertina di Linus” appunto, che sia per lui un sostituto della mamma.
Faccio da solo
Solo con il tempo e l’esperienza apprenderà che l’assenza della madre non è definitiva, ma temporanea, e che il senso di abbandono e angoscia si possono gestire proprio in virtù della sicurezza del ritorno. Nei primi periodi di vita, infatti, il bambino non ha la capacità di immaginare il futuro, né un senso del tempo che lo guidi e lo aiuti a capire che l’attesa sarà temporanea. Con il passare dei mesi, però, si renderà conto di come al distacco segua sempre il ricongiungimento e svilupperà la capacità di interiorizzare il ricordo della mamma, senza più la necessità di spostare il proprio bisogno di affetto, tenerezza e rassicurazione su un oggetto esterno.
Una tappa obbligata?
Esistono culture in cui il contatto tra madre e figlio è continuativo per i primi anni di vita, per cui difficilmente si assiste al ricorso all’oggetto transizionale. Ma anche nella società occidentale non è una tappa obbligata della crescita né uno stadio che, se mancante, porterà carenze e problemi in futuro.
Questo processo di distacco, infine, non ha tempi certi. È quindi importante evitare di forzarlo, rispettando le esigenze del bambino. Presto o tardi avverrà comunque e sarà quello il momento in cui il piccolo avrà compiuto un primo passo importante verso la propria indipendenza.
Tag:
Tappe della crescitaGrazie, riceverai una mail con le istruzioni per attivare il commento!
Se non ricevi il messaggio controlla anche tra la tua posta indesiderata,
il messaggio potrebbe essere erroneamente considerato come spam.
Riceverai una mail con le istruzioni per la pubblicazione del tuo commento.
I commenti sono moderati.