La villocentesi è un esame che può essere effettuato durante la gravidanza in caso di sospette patologie cromosomiche del feto. È spesso consigliata se i figli nati precedentemente erano affetti da anomalie cromosomiche e se la madre ha un’età superiore ai 35-40 anni, perché più soggetta a disfunzioni.
La villocentesi consiste nel prelievo di villi coriali (cellule fetali) dalla placenta, attraverso una siringa introdotta nella parete addominale della madre.
Si esegue dopo la 10a settimana di gestazione, per ridurre il rischio di lesioni fetali.
La villocentesi è eseguita contemporaneamente all’ecografia, che permette di monitorare in modo costante e sicuro la posizione del feto e dell’ago che deve prelevare i villi.
Dopo il prelievo, viene analizzato al microscopio il cariotipo (l’assetto cromosomico del feto) per la ricerca di anomalie dei cromosomi (Sindrome di Down) e del DNA.
È un esame non particolarmante doloroso e non richiede anestesia, anche se a volte si può accusare un pò di fastidio durante gli spostamenti dell’ago.
È bene ricordare che si tratta di analisi invasiva, nel senso che può mettere a rischio le difese naturali dell’organismo e che può essere causa di aborto (1% dei casi); per questo è necessaria la consultazione di un medico specialista che indirizzi la paziente verso la terapia più adatta.
Dopo l’esame la madre deve stare due giorni in completo riposo, per non compromettere la salute propria e del proprio bambino, e controllare eventuali perdite ematiche o di liquido amniotico, sintomi di una possibile complicazione della gravidanza.
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