Dieta South Beach

La dieta South Beach è un programma alimentare ideato dal Dott. Arthur Agaston, un cardiologo che ha voluto teorizzare un metodo per salvaguardare i suoi pazienti dall’obesità, dalle malattie cardiovascolari e dai rischi di insulino resistenza.
La dieta è diventata un successo, grazie all’alto numero di celebrità che hanno dichiarato di restare in forma grazie a questo regime alimentare.
A grandi linee, la South Beach è basata su poche regole che prevedono: la scelta dei grassi migliori, una consistente riduzione dei carboidrati e un occhio di riguardo verso l’indice glicemico dei cibi.
Chi vuole seguire questa dieta, dovrà seguire tra diverse fasi, finalizzate alla “rieducazione” dell’organismo e delle scelte alimentari.
La prima parte, che viene considerata la più difficoltosa, dura circa due settimane.
In questo periodo si dovranno abolire tassativamente tutti gli alimenti che forniscono carboidrati e zuccheri, quindi si dovrà dire addio a pane, pasta, cereali, dolci, alcolici, frutta e anche ad alcuni tipi di verdura.
Il Dott. Agaston sostiene che, in questo modo, il corpo si abitua ad utilizzare i grassi come fonte di energia e non i carboidrati che, di norma, il nostro organismo percepisce come “prima scelta”.
Il menu della prima fase è costituito principalmente da carni magre, pesce, formaggi light e verdura.
La seconda fase prevede una lenta e moderata reintroduzione di alcuni alimenti contenenti fibre e carboidrati come legumi e alcuni frutti.
Il consumo di pane, pasta e patate non è ancora sdoganato: il consumo di questi alimenti è concesso con rare eccezioni.
Questo periodo non ha una durata standard: ogni persona dovrà osservare la seconda fase per il tempo necessario in relazione al peso di partenza.
La terza fase, detta anche “di mantenimento” è quella che si dovrebbe mantenere per il resto della vita.
Da questo momento, se le prime due fasi sono state seguite correttamente, potremo consumare ogni giorno tre porzioni di frutta e tre di cereali (preferire sempre alimenti integrali e ricchi di fibre ed evitare zuccheri semplici e farine raffinate).
Come molte diete famose, la South Beach ha lati positivi e negativi.
La selezione di cibi contenenti grassi “buoni” come gli Omega 3 e i polinsaturi, la preferenza data a carboidrati costituiti da fibre e forniti da frutta e verdura, rappresentano un vantaggio: aiutano a mantenersi sani e ad evitare il diabete e l’infarto.
Dall’altro lato, le prime fasi della South Beach, sono estremamente restrittive e tolgono troppi nutrienti fondamentali per l’organismo, con il rischio di subire pericolose carenze e di perdere massa magra.
La dieta è diventata un successo, grazie all’alto numero di celebrità che hanno dichiarato di restare in forma grazie a questo regime alimentare.
A grandi linee, la South Beach è basata su poche regole che prevedono: la scelta dei grassi migliori, una consistente riduzione dei carboidrati e un occhio di riguardo verso l’indice glicemico dei cibi.
Chi vuole seguire questa dieta, dovrà seguire tra diverse fasi, finalizzate alla “rieducazione” dell’organismo e delle scelte alimentari.
La prima parte, che viene considerata la più difficoltosa, dura circa due settimane.
In questo periodo si dovranno abolire tassativamente tutti gli alimenti che forniscono carboidrati e zuccheri, quindi si dovrà dire addio a pane, pasta, cereali, dolci, alcolici, frutta e anche ad alcuni tipi di verdura.
Il Dott. Agaston sostiene che, in questo modo, il corpo si abitua ad utilizzare i grassi come fonte di energia e non i carboidrati che, di norma, il nostro organismo percepisce come “prima scelta”.
Il menu della prima fase è costituito principalmente da carni magre, pesce, formaggi light e verdura.
La seconda fase prevede una lenta e moderata reintroduzione di alcuni alimenti contenenti fibre e carboidrati come legumi e alcuni frutti.
Il consumo di pane, pasta e patate non è ancora sdoganato: il consumo di questi alimenti è concesso con rare eccezioni.
Questo periodo non ha una durata standard: ogni persona dovrà osservare la seconda fase per il tempo necessario in relazione al peso di partenza.
La terza fase, detta anche “di mantenimento” è quella che si dovrebbe mantenere per il resto della vita.
Da questo momento, se le prime due fasi sono state seguite correttamente, potremo consumare ogni giorno tre porzioni di frutta e tre di cereali (preferire sempre alimenti integrali e ricchi di fibre ed evitare zuccheri semplici e farine raffinate).
Come molte diete famose, la South Beach ha lati positivi e negativi.
La selezione di cibi contenenti grassi “buoni” come gli Omega 3 e i polinsaturi, la preferenza data a carboidrati costituiti da fibre e forniti da frutta e verdura, rappresentano un vantaggio: aiutano a mantenersi sani e ad evitare il diabete e l’infarto.
Dall’altro lato, le prime fasi della South Beach, sono estremamente restrittive e tolgono troppi nutrienti fondamentali per l’organismo, con il rischio di subire pericolose carenze e di perdere massa magra.
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